Gianni Ballardini, 24 anni, è un ginnasta ritmico italiano.
Ufficialmente, per la Federazione Internazionale e per la Federazione Italiana di Ginnastica, la ritmica è uno sport femminile. Ma come capita spesso, la realtà dei fatti ha superato la teoria, in alcuni stati più che in altri.
Da tempo, infatti, la ginnastica ritmica maschile è una realtà concreta e consolidata in Spagna, dove esiste un Campionato Nazionale maschile. Uno dei pionieri è stato Ruben Orihuela (del quale abbiamo parlato in occasione del torneo da lui organizzato), grazie al quale la battaglia dei ginnasti ha abbattuto i muri nazionali.
La storia sportiva di Gianni Ballardini inizia in vasca, dove passa i suoi primi anni poi, alle medie, la folgorazione: grazie ad alcune sue compagne di classe conosce Anna Bessonova e si innamora della ginnastica ritmica.
I primi anni li ha passati allenandosi a casa: inizialmente praticava ancora nuoto, poi lo ha lasciato e si è dedicato completamente agli allenamenti da autodidatta. Questo perché all’inizio dalle società ha ricevuto dei rifiuti: la ginnastica ritmica era uno sport per femmine, lui era un’anomalia non contemplata.
La perseveranza di Ballardini però ha pagato: alla fine, quando ormai aveva sedici anni, una delle società che inizialmente lo aveva rifiutato, gli permise di iniziare gli allenamenti con loro.
Negli anni ha partecipato alle gare UISP, CSEN e CSI, che negli anni hanno inserito, oltre le categorie miste, anche le sezioni maschili. Quest’anno Ballardini ha gareggiato al Campionato Nazionale spagnolo, dove ha potuto confrontarsi con tanti altri ginnasti e, di recente, è stato ospite al Gala Trofeo Tontini.
Com’è stata l’accoglienza al Gala Trofeo Tontini di Settembre? e quella alla Ginnastica In Festa di questa estate?
Questo è il secondo anno che partecipo al Gala del Trofeo Tontini. È stato molto bello ed emozionante, ma essendo un trofeo riconosciuto dalla Federazione, non mi è stata data la possibilità di gareggiare. Spero continuino anche i prossimi anni, soprattutto per il significato che riveste.
Per quanto riguarda la GIF, ho partecipato all’edizione estiva ed invernale nel 2022, in particolare, in quest’ultima mi sono esibito dopo la Campionessa del Mondo Sofia Raffaeli. L’emozione è stata grandissima, infatti ho fatto anche molti falli tecnici ed esecutivi, ma è un’esperienza che mi ha insegnato tanto e che porterò nel cuore per sempre.
Quando hai deciso di lasciare definitivamente il nuoto per la ritmica, hai avuto il sostegno della tua famiglia?
Inizialmente no: mia madre non approvava perché voleva che continuassi a praticare nuoto, mentre per mio padre bastava che praticassi sport in generale. Poi col tempo mia madre cominciò a “mollare la presa” e ad apprezzare questo sport.
Come ti allenavi a casa? Gli allenamenti di nuoto ti impedivano di allenarti come volevi?
A casa mi allenavo in modo molto amatoriale e a “tempo perso”, quindi il nuoto non mi impediva assolutamente di farlo, soprattutto nel periodo estivo. Per quanto riguarda la modalità, facevo di tutto: gambe, schiena, addominali, dorsali, difficoltà, “maestrie”, mentre in estate mi dilettavo tantissimo a fare i rischi in giardino. Prendevo molto esempio dai video su YouTube e inventavo.
Non sapevo nemmeno dovessi allenare spaccata destra e sinistra, infatti mi sono sempre concentrato sulla sinistra e con l’altra non arrivo nemmeno a 180°. La differenza è abbastanza impressionante.
Quando hai scoperto di non essere l’unico ginnasta maschile in questa disciplina?
Nel 2018, quando feci i Nazionali UISP a Zola Predosa. Poi purtroppo il ginnasta in questione, Paride, smise per motivi di studio.
Secondo te da dove bisognerebbe partire per evitare che gli atleti subiscano pregiudizi per lo sport che hanno scelto? Come far superare il pregiudizio interiorizzato dai bambini che magari sono attratti da questo sport ma lo ritengono da femmine, perché così hanno imparato a vederlo?
Domanda complicata… Credo che i pregiudizi ci saranno sempre, come nella danza, essendo uno sport molto aggraziato e considerato molto “femminile”. Secondo me per combattere il pregiudizio e sponsorizzare la ritmica maschile bisognerebbe partire dall’informazione, magari dalle scuole in primis. È anche vero che se le società di ritmica continuano a scrivere nei volantini promozionali/social “corsi per bambine/ragazze/agoniste”, si va poco lontano. Poi ci sono le direttrici/istruttrici contro la ritmica maschile e anche quello è un ostacolo grande. Insomma, se non c’è un sostegno da parte di chi si occupa della disciplina, le cose difficilmente miglioreranno.
Oggi partecipi ancora a gare Csen, Uisp e Csi? Oggi rispetto un tempo partecipano molti più ginnasti o le cose sono ancora molto indietro?
Tutt’ora partecipo a gare UISP e CSI e purtroppo la situazione non è migliorata di molto. Credo che qualcuno in giro per l’Italia ci sia, ma come ho detto prima senza l’aiuto della Federazione e delle società, sarà difficile riuscire a creare un vero e proprio movimento.
Secondo te le cose cambieranno a livello “istituzionale”? Il cambiamento che sta avvenendo dal basso sarà sufficiente?
Nel 2023 il Csi ha pubblicato un primo regolamento per la ginnastica ritmica maschile. Cosa ne pensi? Potrebbe essere un nuovo punto di partenza?
Devono cambiare. È l’unica disciplina a non aver ottenuto la parità di genere, per cui direi che non c’è molto da aggiungere. Più volte ho letto notizie riguardo minacce nel rimuovere la ritmica dalle olimpiadi per questo motivo. Opinione sincera? Sarei d’accordo. La situazione deve cambiare. Il cambiamento dal “basso” è sicuramente utile, ma non abbastanza. Se i vertici non si muovono e non si impegnano ad evolversi, non cambierà mai di molto.
Io ringrazio tantissimo gli Enti di promozione sportiva, che a parer mio sono avanti mille anni luce, anche perché senza di loro non avrei mai potuto calcare una pedana.
Per quanto riguarda il programma CSI di ritmica maschile ho “aiutato” io stesso Valentina Caneppele – Responsabile Regionale CSI Trento – ad impostarlo nel 2022; per cui sì, potrà sicuramente essere un nuovo punto di partenza, essendo un Ente molto inclusivo, ma come detto in precedenza, non abbastanza temo.
Parteciperai anche il prossimo anno al campionato spagnolo?
Assolutamente sì, sempre se il fisico me lo permetterà. È stata un’esperienza indimenticabile, ma non sono tornato a casa molto soddisfatto. Vorrei dare di più la prossima volta.
Hai già deciso cosa farai in futuro? Ti piacerebbe allenare, continuare a portare un altro punto di vista anche dall’altra parte della pedana?
Anche questa, domanda complicata. Onestamente non so cosa farò in futuro: se insegnerò o mi cimenterò nella carriera di giudice FGI, avendo già acquisito il brevetto. Sicuramente mi piacerebbe rimanere in contatto con questo sport, e non solamente attraverso i social, per cui valuterò una volta che avrò “appeso le mezzepunte al chiodo”.