Nessun rimpianto per l’Italia di Ginnastica Artistica Femminile nella finale a squadre dei Mondiali di Anversa e assolutamente nessun rimorso.
Non è da tutti confermare un quinto posto mondiale a distanza di un anno, e non è da tutti restare nella parte alta della classifica iridata sin dallo storico bronzo di squadra del 2019. Il Team Italia, considerato dal panorama della ginnastica un outsider fino a poco più di un decennio fa, negli ultimi anni sta dimostrando di avere fondamenta solide, che nemmeno infortuni e imprevisti di ogni sorta riescono a scalfire.
L’Italia Femminile alle Olimpiadi di Tokyo, nel 2021, arriva quarta, al Mondiale di Liverpool dello scorso 2022 quinta e ieri, nel 2023, si riconferma nella Top 5. Una costanza mai dimostrata nella storia del panorama di Ginnastica Artistica italiano.
Ed è vero, ieri Angela Andreoli, Arianna Belardelli, Alice D’Amato, Manila Esposito ed Elisa Iorio, spalleggiate dalla riserva Veronica Mandriota, hanno lottato per una medaglia, mancando di raggiungerla semplicemente perché altre squadre sono state migliori.
Il Brasile, guidato dal tridente Andrade-Saraiva-Barbosa, ha conquistato uno storico argento e la Francia composta da un quintetto più unito che mai ha conquistato un altrettanto storico bronzo. Senza voler denigrare lo splendido lavoro delle azzurre, questi due team hanno fatto meglio e bisogna ammetterlo; è la storia dello sport, che oltre vittorie e medaglie è costellato anche di sconfitte.
In una delle finali a squadre più avvincenti e combattute di sempre, ogni decimo perso ha fatto la differenza. Basti pensare alla squadra cinese o a quella inglese, che dopo la gara di qualifica erano date per certe sul podio. L’Italia ha lottato e l’ha fatto in maniera magistrale. Forse senza la caduta dagli staggi dell’incredibile gemella D’Amato, forse se la superlativa Esposito non avesse toccato coi piedi lo staggio, o, forse, se avessero accettato il ricorso di Andreoli alla trave… Allora mettiamo in ballo anche altri “forse”: e se Gadirova avesse centrato il volteggio? E se la Cina non avesse commesso errori al corpo libero? E se per gli Stati Uniti non fosse tornata Simone Biles in squadra? Inutile mettere in campo supposizioni che, ormai, sono del tutto vane.
La realtà è, invece, che la gara del quintetto italiano, che ha collezionato solo punteggi superiori ai tredici punti –cadute comprese –, merita di essere applaudita. Il carattere e la classe mostrate da Manila Esposito, la solidità di Elisa Iorio (che lo scorso anno è stata riserva dopo un lungo periodo di fermo a causa di diversi infortuni), la prontezza di Angela Andreoli e dell’esordiente in campo mondiale Arianna Belardelli e anche il talento indiscusso di Alice D’Amato sono caratteristiche meno rilevanti senza una medaglia al collo?
L’unico “forse” che vale la pena proporre è che ci si dovrebbe affidare alle parole genuine e schiette che solo una sorella come Asia D’Amato può rivolgere all’altra: “(…) è dalle sconfitte che si cresce, quindi prendila come una crescita e vai avanti.“