Ieri, 29 settembre, a Roma il Tribunale Federale si è riunito per emettere la sentenza del processo sportivo a Emanuela Maccarani, allenatrice della squadra nazionale, e all’assistente Olga Tishina per presunti abusi psicologici e fisici avvenuti all’Accademia di Desio ai danni di ex-atlete d’interesse nazionale.
Il responso è un’ammonizione a Emanuela Maccarani e l’assoluzione a Olga Tishina.
Il percorso della Giustizia Sportiva
Per inquadrare meglio il contesto, proviamo a fare un passo indietro. Il lungo viaggio che ha portato l’attenzione del pubblico e dei Pubblici Ministeri sulle denunce di presunti abusi in tutto il mondo della ginnastica italiana è iniziato quasi un anno fa con l’inchiesta giornalistica del quotidiano “La Repubblica“.
L’ex-atleta e Farfalla Nina Corradini, a cui si sono unite prima Anna Basta e poi Giulia Galtarossa, ha deciso di parlare al giornale dei presunti abusi psicologici e fisici subiti e poi di sporgere denuncia, insieme alle colleghe, non solo al tribunale federale ma anche a quello ordinario.
All’unanimità le tre ex-atlete hanno raccontato di essere state oggetto durante la loro permanenza all’Accademia di Desio di disparità di trattamento rispetto alle allora colleghe, e di commenti vessatori e umilianti sul peso e sulla forma fisica, che hanno avuto ripercussioni psicologiche non solo nella loro carriera da atlete ma anche in quella personale.
Il Tribunale Federale ha, quindi, aperto le audizioni per accogliere le testimonianze a partire dal 30 ottobre 2022, e le ha poi chiuse il 29 dicembre dello stesso anno. Al centro del mirino l’allora DTN Emanuela Maccarani e l’assistente Olga Tishina, che sono risultate entrambe sotto accusa per aver “adottato metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità ponendo in essere pressioni psicologiche e provando in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici”.
A conseguenza delle denunce è arrivato il deferimento di Tishina e Maccarani, il 4 gennaio di quest’anno. Pochi giorni dopo, precisamente l’11 gennaio, Maccarani a seguito di un consiglio federale straordinario convocato dal CONI è stata deposta dall’incarico di Direttrice Tecnica Nazionale – poi affidato ad interim al Presidente della Federginnastica Gherardo Tecchi. Nemmeno l’Accademia di Desio è stata risparmiata: un commissario, il Vice Presidente Vicario Valter Peroni, è stato incaricato di vigilare settimanalmente sulle attività svolte in accademia.
Poi sono arrivate le tre udienze del tribunale sportivo, che hanno destato clamore e attenzione mediatica, coinvolgendo non solo il Presidente federale Gherardo Tecchi e il Presidente del CONI Giovanni Malagò, ma anche il Ministro dello Sport Andrea Abodi, il quale ha chiesto alle istituzioni sportive assoluta trasparenza e chiarezza sulla vicenda.
Il Tribunale federale si è riunito per la prima volta il 24 Marzo, quando la difesa ha esposto le proprie eccezioni in merito alle questioni preliminari, tutte respinte dalla corte, che ha stabilito una nuova udienza al fine di ascoltare numerose testimoni, tra le quali Agnese Duranti e Anna Basta. E proprio queste ultime durante la seconda udienza del 12 maggio hanno raccontato di fronte alla corte ognuna la propria versione dei fatti. Duranti ha parlato di «parole forti usate in momenti di particolare tensione», Basta di «disparità di trattamento».
Infine, l’ultima udienza, quella del 7 luglio scorso, ha accolto le testimonianze di Martina Centofanti e Nina Corradini. La prima ha definito Tishina e Maccarani «corrette e professionali con tutte», la seconda ha parlato di alcuni momenti difficili vissuti a Desio a causa del controllo del peso a cui tutte loro venivano sottoposte.
Il compito di tirare le fila della vicenda è spettato alla Procura federale, che oggi a Roma ha chiesto al Tribunale di ammonire Maccarani e assolvere Tishina dalle accuse.
La posizione dei Procuratori
Il Procuratore Michele Rossetti, incaricato di seguire le indagini sin dall’inizio, è stato affiancato in questa occasione dalla Procuratrice nominata dal Coni Livia Rossi, oltre che da Lorenza Mel e Giorgio Papotti. Tutti loro sono giunti alla conclusione che: «(…) dalle indagini e audizioni svolte, il quadro probatorio esce fortemente ridimensionato». Il Procuratore Rossetti afferma che il compito di Maccarani, all’epoca dei fatti responsabile dell’Accademia e della squadra, è stato quello di vincere le medaglie e «(…) non sono emersi atti o prove sufficienti compiuti da parte della signora Maccarani di essere andata oltre per poter ottenere la vittoria. Primo, perché se le atlete fossero state stressate non avrebbero vinto. Secondo, se qualcuno avesse davvero scoperchiato il meccanismo perverso, l’attuale squadra avrebbe avuto un’occasione d’oro di ribellarsi e invece è accaduto il contrario.»
La Procuratrice Rossi, invece, ha sottolineato che si è tenuto conto di tante cose, tra le quali la tardiva denuncia dei fatti. Ha influito nelle indagini anche la mancata capacità di Corradini di indicare esplicitamente eventuali comportamenti scorretti. «Corradini», dice la Procuratrice, «all’atto concreto non è stata capace di raccontare di atti vessatori limitandosi a citare “un clima pesante” senza evidenziare comportamenti concreti.»
Su Anna Basta, invece, Rossi ha detto questo: «Io credo ci sia stata una particolare attenzione su di lei per farla recuperare, e forse lei ha vissuto come un’offesa lo stimolo della signora Maccarani. Io non vedo comunque un deliberato intento delle allenatrici di influire negativamente, anzi forse era l’opposto. La sensazione di sconcerto, rabbia e dispiacere delle atlete per non aver raggiunto un obiettivo forse cerca una giustificazione al motivo dell’errore. È stata superata la linea sottile e lo è stato fatto deliberatamente? Se commettiamo errori creiamo una generazione di persone incapace di confrontarsi con le frustrazioni della vita perché gli strumenti per reagire alle contrarietà devono essere trovati in se stessi».
Concorde in tutto e per tutto con la collega Rossi, il Procuratore Rossetti ha sottolineato su Basta: «Il peso è importante, è un dato di fatto. La pratica della pesa in spogliatoio è stata abbandonata spontaneamente dalla Maccarani prima che fosse aperta l’inchiesta. Anna Basta dice che ne ha parlato con il presidente federale? È smentita dalla collega Bini con cui dice di essersi confidata davanti al presidente Tecchi.»
Rossetti ha poi continuato evidenziando di aver lavorato velocemente, talvolta inseguendo le prove in base agli articoli pubblicati sui giornali, che, racconta, «alle volte hanno parlato quasi di abusi e torture, e non di denunce che da noi non sono arrivate.»
La decisione del Tribunale Sportivo
Il Tribunale sportivo ha, infine, accolto e confermato la richiesta dei Procuratori, dando l’ammonizione, che pare si traduca con una nota di sollecito scritto in cui le si raccomanda a non commettere in futuro gli errori che sono avvenuti in passato, a Maccarani e l’assoluzione a Tishina per non aver commesso il fatto.
Non è stata ancora resa pubblica la sentenza, nella quale si potranno leggere le motivazioni che hanno portato la corte a prendere questa decisione.
Le dichiarazioni
«Sono stati undici mesi difficili e dolorosi», dice la protagonista principale del processo Emanuela Maccarani ai microfoni della stampa. «Questa ferita mi rimarrà per tutta la vita, ma la mia coscienza resta tranquilla: infatti mi ha permesso di lavorare in questi mesi. Avete potuto sentire le motivazioni e le deposizioni fatte dagli avvocati e di conseguenza i fatti si sono esposti con chiarezza.»
Il ministro dello Sport Andrea Abodi interrogato sulla questione si è detto sempre rispettoso sui pronunciamenti degli organi di giustizia, anche di quella sportiva, ma ha affermato: «Non posso non rilevare una mia perplessità su alcuni passaggi del dispositivo nel quale si giustifica quanto accaduto e denunciato, per quanto ritenuto non provato, collegando eventuali abusi con il troppo amore nei confronti delle ragazze. Non c’è amore che possa spiegare e giustificare un abuso, anche verbale, nella vita come nello sport.»
Anche Anna Basta si è pronunciata sui social con un post nel quale ha espresso il suo pensiero: «Il mio obiettivo non è condannare qualcuno, bensì cambiare un sistema ormai troppo malato e distruttivo per i propri atleti, infondendo coraggio a chi subisce e non sa come parlarne. (…) Condivido le perplessità del Ministro Abodi. Come si può giustificare un abuso dietro “l’eccessivo affetto”? (…) Continuerò ad essere presente e a espormi per dare speranza a tutti quei ragazzi e ragazze che coltivano dei sogni, perché cambiare si può. Si deve.»
Il Processo federale, a meno di ricorsi in appello, si può considerare concluso con l’assoluzione pressocché totale, ma per Maccarani e Tishina resta quello della Procura Ordinaria di Monza a cui far fronte.