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Salti artistici nel corpo libero maschile: i tempi sono maturi?

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Perché il codice dei punteggi della ginnastica artistica maschile non prevede, neanche come facoltativi, i salti artistici? Cos’hanno i salti artistici da non essere stati neppure presi in considerazione in fase di redazione del nuovo codice dei punteggi maschile 2022-2024?

Se ne parla da diverso tempo, anche grazie al ginnasta australiano Heath Thorpe, che alla World Cup di Parigi del 2022 ha ufficialmente presentato in gara un salto artistico di valore C (ne abbiamo parlato qui e qui) chiedendone l’inserimento all’interno del codice dei punteggi, e il pubblico sembra essere pronto a questo cambiamento.

Ma si tratta davvero di un cambiamento?

A giudicare dai video che si trovano sul web degli esercizi a corpo libero degli anni 60-80, sembra di no: l’artistica maschile sembrava contenere molti più elementi e linee artistiche un tempo rispetto ad oggi.

Sicuramente questo cambiamento è dovuto al codice dei punteggi che una volta contemplava e assegnava dei punti per movimenti artistici appunto, mentre oggi questo non avviene.

Il corpo libero deve essere eseguito in un tempo limitato e inserire dei movimenti non contemplati dal codice, ti impedisce di accrescere il tuo punteggio, un potenziale accesso in una finale e una potenziale medaglia.

Ma è ascrivibile soltanto ai regolamenti, questo cambio di rotta del corpo libero maschile, ora diventato il regno della potenza? O è possibile che i codici siano mutati nel corso del tempo come specchio di quanto iniziava già ad accadere nelle palestre?

Non abbiamo una risposta a questa domanda, però ci possiamo chiedere se il pregiudizio esterno vissuto dai ginnasti maschi nel corso degli anni, tacciati spesso di praticare uno sport femminile, non abbia contribuito a questo cambiamento nell’esprimere gli elementi ginnici portando all’estremo la potenza, a totale discapito dell’eleganza.

In fin dei conti, come in tutti gli aspetti della società, la legge e i regolamenti spesso arrivano a codificare in ritardo quanto nel “mondo reale” sta già avvenendo. I mutamenti culturali e sociali sono così veloci rispetto alle procedure per legiferare, che è raro avvenga il contrario.

Se quindi la codifica attuale degli esercizi ginnici è frutto di questo percorso, è quasi naturale che ora non sia sempre in sintonia con quanto richiesto dal pubblico e, soprattutto, dai ginnasti stessi. Heath Thorpe non è l’unico a chiedere questo cambiamento, ne è il pioniere, se così si può dire, ma la richiesta di dare questa possibilità, non – si badi – di toglierne altre in favore di questa, è sempre più forte.

Questa richiesta di cambiamento è veicolata in maniera esponenziale sui social e non può essere negata, quando vediamo andare virali i video di ginnasti che provano i salti artistici sul tavolato del corpo libero o quelli di Kenzo Shirai che ripropone intere coreografie e, nel farlo, si divertono e divertono il pubblico.

Riprendendo in mano i codici dei punteggi maschili dal 1954 ad oggi, c’è una descrizione di come dovrebbe essere l’esercizio a corpo libero che negli anni ha mantenuto integra la sua essenza. Si legge che l’esercizio deve contenere movimenti che combinano agilità, flessibilità, forza ed equilibrio e deve presentare ritmo e armonia.

Forse bisognerebbe ripartire dal significato di armonia e dal nome stesso della disciplina: ginnastica artistica. L’armonia è la concordanza degli elementi: un esercizio che contiene soltanto elementi che esprimono forza e potenza, è armonico?

Infine, uno dei significati di artistico è “esteticamente apprezzabile/valido”: in quest’ottica aggiungere dei salti artistici non potrebbe aggiungere valore agli esercizi?

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Giulia Silvestri
Nata e cresciuta a Bologna, laureata in giurisprudenza, ho una passione viscerale per la ginnastica. Da quando avevo 11 anni, a fasi alterne tra vari problemi fisici, sono sempre tornata al mio amato tavolato.
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