“Praticamente è stata la mia casa.” Queste le parole di Paolo Principi per descrivere “casa sua”, la Virtus Pasqualetti, dove per la prima volta mette piede all’età di 6 anni e dalla quale non si è mai allontanato.
Così si apre la nostra intervista esclusiva a Paolo Principi che, nei giorni scorsi, ha annunciato il suo addio alla maglia azzurra e alla sua appartenenza al Gruppo Sportivo dell’Aeronautica Militare, che l’ha accompagnato e sostenuto in questi anni di successi e sacrifici. L’annuncio, in diretta durante la telecronaca degli Assoluti di Padova, ha destato in noi la volontà di dedicarvi un doveroso riconoscimento nei confronti di una colonna portante della Ginnastica Artistica Italiana maschile degli ultimi vent’anni.
Con un palmares invidiabile e variegato, Paolo Principi si può dire abbia messo piede in praticamente tutti i campi gara ai principali eventi del mondo della ginnastica artistica, tranne forse il più importante: le Olimpiadi:
“Sicuramente coronare tutto questo percorso con l’Olimpiade sarebbe stata la ciliegina sulla torta a una carriera, che ciononostante non rimpiango affatto. Ho avuto la fortuna e l’opportunità di riuscire a partecipare a tantissime gare, quasi tutti gli eventi che c’erano quanto gareggiavo. Dico quasi perché adesso si sono creati nuovi tipi di gara a cui non ho partecipato per via del cambio generazionale – racconta Paolo della sua carriera. Esperienze che gli hanno dato la possibilità di conoscere e visitare luoghi lontanissimi da casa, che mai si sarebbe immaginato di visitare se non fosse stata la ginnastica a condurlo fin là.
“Infatti, quando uno dice “le rinunce che devi fare per stare tutti i giorni in palestra, per fare l’agonismo”: è vero, ci sono delle rinunce perché rinunci a qualcosa, però poi ottieni dall’altra parte, al netto delle soddisfazioni, anche la possibilità di girare il mondo, di vedere dei contesti che forse non avresti mai visto. Ho gareggiato in Giappone, in Cina, in Messico; quindi, posso dire di aver girato veramente non solo l’Europa ma anche il mondo. Poi, ovviamente, – prosegue Principi sul sogno svanito – il rammarico c’è per la mancata partecipazione all’Olimpiade e per la mancata qualifica con la squadra soprattutto; quello è forse il mio rimpianto ginnico maggiore, quando a Glasgow non siamo riusciti a qualificarci con la squadra.”
Uno sport come la ginnastica cambia le carte in pochi istanti, come ginnasti e ginnaste sanno e provano sulla propria pelle, specialmente ai livelli più alti. Lo stesso Principi testimonia la determinazione e la forza che servono a un atleta per rialzarsi dopo i momenti bui, dovuti nel suo caso a un infortunio, che ha segnato il momento più duro della carriera.
“Il rammarico personale più grande probabilmente è quello del secondo infortunio al tendine d’Achille. Questo perché il primo infortunio faceva parte di un aspetto agonistico e naturale: è successo in gara, può capitare, fa parte dei giochi. Il secondo, invece, era evitabile perché se avessi prestato più attenzione l’avrei evitato; quello ha gravato sicuramente sulla mia ultima parte dell’attività. Mentre il recupero dal primo infortunio era andato molto bene, quello al secondo è stato molto più complesso, come lo è stato il rientro alle gare, per tutta una serie di ragioni. Oltretutto, essere rientrato nel momento in cui c’era un cambio generazionale è stato per me faticoso. È stato un momento complicato dal quale sono riuscito, però, a uscire. Il premio per la mia tenacia è stato il riconoscimento del mio elemento, perché è arrivato alla fine di questo percorso che è stato il momento più difficile della mia carriera, senza dubbio.”
Tra i numerosi successi e raggiungimenti, il più importante a rendergli onore e privilegio è stato, infatti, l’aver inciso il proprio nome nel Codice dei Punteggi: presentando il “Principi”, infatti, Paolo è entrato a far parte della storia con un elemento unico a lui intitolato al suo attrezzo, la sbarra.

Principi non è stato “solo” questo per il mondo ginnico. Paolo è sempre riuscito a distinguersi anche al di fuori della palestra, nei banchi di scuola prima e all’Università dopo, riuscendo sempre a ben conciliare le due sfere con impegno e dedizione.
“Ho sempre basato la mia attività sull’organizzazione e lo dico spesso quando mi capita di girare nelle scuole. A scuola riuscivo a ottimizzare i tempi e cercavo di avvantaggiarmi quando avevo il tempo libero, per non arrivare in sovraccarico. Devo dire, che l’Aeronautica mi ha permesso di poter continuare a studiare mentre mi allenavo e per questo la ringrazio tantissimo. Essendo retribuito per il lavoro che svolgevo in palestra, ho potuto concentrarmi sullo studio senza dovermi preoccupare ulteriormente del lavoro una volta finita l’attività. La mia formazione è stata resa possibile da una parte dal mio impegno e dalla mia volontà di fare un percorso di un certo tipo, dall’altra dall’Aeronautica che mi ha dato la possibilità di essere pagato per allenarmi e gareggiare. Io ora sono uscito dal gruppo sportivo il 1° luglio di quest’anno. Ho, ad ogni modo, avuto la fortuna e l’onore di gareggiare con il loro body a questi Assoluti e l’ho fatto molto volentieri. In Aeronautica, mi sono sempre trovato benissimo e anche lì ho trovato una vera e propria famiglia pronta a sostenermi anche quando le cose non andavano.”
Riguardo la sua uscita dal Gruppo Sportivo, Principi spiega come è stato un processo graduale, come una sorta di “accompagnamento verso un qualcosa che era fisiologico. Li ringrazio molto. Ora sto facendo un periodo fuori dalla caserma ordinaria a Loreto. Anche lì ho trovato delle persone molto brave e disponibili. Ringrazio anche loro. Ricevere un atleta è, per loro, una bella esperienza. Ma siamo atleti non militari, quindi, devono portare pazienza in queste cose. Probabilmente il percorso con l’aeronautica finirà da qui a breve a tutti gli effetti, con lo scadere del tesseramento a fine dicembre.”
La tua longevità deve molto alla tua personalità, alla tua attitudine e alla tua già elogiata costanza, le quali ti hanno reso sempre umile e un punto di riferimento stabile per le generazioni a venire. Qual è stata la chiave che ti ha permesso di continuare tanto a lungo, sia a livello fisico che mentale?
“Probabilmente un fattore è stato il fatto di essermi sempre allenato con lo stesso tecnico di riferimento, Sergio Kasperskyy. Questa, secondo me, è un’arma a doppio taglio: da un lato mi ha penalizzato perché allenandomi tutti i giorni nel centro federale di riferimento, dove sei costantemente sotto osservazione, nel momento in cui viene fatta una decisione tu sei risultato tra i più monitorati e se il test va male anche la valutazione su di te sarà negativa. Dall’altra parte, invece, mi ha permesso di stare sempre con lo stesso tecnico, avendo la certezza di una continuità tecnica. Sono riuscito a stare vicino ai miei famigliari, essere seguito sempre dal mio fisioterapista di riferimento Marco Frontaloni. Ho preso questa decisione con la consapevolezza che quando c’erano le gare o le scelte tecniche da fare, io dovevo sempre presentarmi dando il 100% di quello che potevo dare. Insomma, ho passato la mia carriera in ambiente familiare e a misura d’uomo che mi ha permesso di affrontare momenti di difficoltà con più forza e in maniera migliore, avendo sempre gli amici intorno. Per me ha funzionato e ho scelto un contesto per me familiare; non che non lo siano anche quelli federali, anzi, ho amici nell’ambito della Nazionale che sono miei amici tuttora.”
Dal 2017 collabori con la Federazione per la tutela degli atleti e ne sei portavoce. Il tuo impegno è evidente e avere un rappresentante come te è un onore. Cosa ti ha spinto a esporti come Rappresentante degli Atleti?
“Secondo me il rappresentante degli atleti è un ruolo molto importante in Consiglio Federale, tanto quanto gli altri consiglieri. Non è né un meno né un più; è un valore aggiunto nei consigli federali e adesso, anche con Michela Castoldi, siamo riusciti a istituire una Commissione Federale atleti, che è un passo ulteriore verso la rappresentanza degli atleti. Essendo in due in Consiglio Federale e venendo da due settori specifici come l’artistica io e l’aerobica lei, capita che non sempre riusciamo a cogliere le esigenze degli atleti nei vari settori. Invece, con la Commissione Federale, avendo uno o due rappresentanti per settore, abbiamo fatto un passo ulteriore per portare in Consiglio quelle che possono essere le esigenze degli atleti, per migliorarsi sempre di più.”
Oggi, a quasi 34 anni, dopo una carriera tanto lunga e prosperosa, cosa direbbe quel Paolo bambino che entrava per la prima volta in palestra vedendoti ora?
“Il Paolo bambino penso sarebbe soddisfatto di quello che ha realizzato. Al netto di quello che non si è riuscito a raggiungere. Con la ginnastica, ma anche con il percorso di studio che è stato fatto insieme a un percorso di alto livello nello sport. Per me è tutto motivo di soddisfazione personale. Sono un grandissimo sostenitore della “dual carrier”, quindi dello studio di pari passo con lo sport di alto livello, che è un filone seguito a livello federale e a livello CONI. Anni fa, quando c’ero io era molto più complicato, mentre ora con le università telematiche questo aspetto è migliorato molto. Ad esempio, io ho scelto Giurisprudenza un po’ perché mio padre ha fatto lo stesso percorso, quindi, poteva essere una prospettiva futura; inizialmente, invece, l’ho fatto perché era a Macerata, non c’era l’obbligo di frequenza e potevo fare tutte e due le cose insieme. Probabilmente se non ci fosse stata questa possibilità non sarei riuscito a fare questo percorso.”
E tu cosa diresti al piccolo Paolo che si affacciava al mondo dello sport?
“Al Paolo bambino direi le stesse cose che direi a mio figlio: di credere sempre nelle cose che fa; di divertirsi, che è la cosa fondamentale, perché alla base di tutto c’è il divertimento e la passione; di inseguire i propri sogni, se li ritiene giusti e corretti, perché le difficoltà ci saranno sicuramente, come ci sono sempre: sia che uno insegua i propri sogni, sia che uno non li insegua; i fallimenti ci saranno da una parte e dall’altra, però se uno deve fallire è meglio se lo fa facendo ciò che gli piace. Tanto le difficoltà e il fallimento ci sono da entrambe le parti. Gli direi di essere determinato, felice e di inseguire i propri sogni.”

Allora, come immagini la tua vita d’ora in poi? Quali saranno i tuoi progetti futuri?
“Sono in un periodo di transizione, in cui ho l’obiettivo di valorizzare il mio percorso di studi e il fatto di aver preso l’abilitazione come avvocato. La mia volontà è quella di dedicarmi a pieno all’avvocatura, rimanendo con un piede nella Federazione, se riuscirò da atleta con la Virtus Pasqualetti, se invece non dovessi riuscire vorrei rimanere sempre vicino ai ragazzi. Poi magari un domani in un altro ruolo, ma che possa sempre essere di aiuto ai ragazzi e alle ragazze. Continuo a fare il mio allenamento quotidiano in palestra e continuerò a farlo. Per far capire come per me non sia cambiato nulla: agli Assoluti, pur non essendomi qualificato al cavallo con maniglie, continuavo a fare gli esercizi come se avessi la gara, un po’ come preparazione per la sbarra ma più per mantenere la mente occupata su qualcosa che conosco bene. Questo è ancora un periodo di cambiamento, cambieranno le priorità e dovrò adattare la mia quotidianità in funzione di questo. Mi concentrerò sulla mia famiglia e sul lavoro da avvocato. L’anno prossimo sarà sicuramente pieno di cambiamenti e vedremo cosa porterà.”
Domanda quotatissima e doverosa: Leonardo farà ginnastica?
“Leonardo al momento ha un anno e 3 mesi. A me piacerebbe, ma anche a mia moglie che viene dall’atletica, che facesse sport, qualunque esso sia. È ovvio che se riuscisse a fare della ginnastica per sviluppare la psicomotricità intorno ai 3 anni gli darebbe una preparazione tale da poter poi fare qualunque sport. Lui deve fare quello che lo rende felice!”
Un grazie a Paolo per la disponibilità e per aver condiviso con noi, con tutto il mondo della ginnastica, questa strepitosa carriera. I migliori auguri per il tuo futuro a nome di tutta la Redazione di Ginnasticando.it, attendendo di rivederti presto nei campi gara, portando la stessa passione con cui li hai sempre riempiti.