Carlo Macchini, fermano classe ’96 e conosciuto come bistecca96 sui social, è uno dei ginnasti italiani più amati dal pubblico dell’artistica maschile.
Nel Luglio 2020 è entrato a far parte del gruppo sportivo delle Fiamme Oro della Polizia di Stato e nell’Aprile di quest’anno è riuscito a conquistare una medaglia inseguita a lungo: l’argento europeo ad Antalya.
Da diversi anni il ginnasta marchigiano gira nelle scuole della sua regione per partecipare a degli incontri dove parla della sua storia. La redazione di Ginnasticando lo ha raggiunto per fargli qualche domanda in merito a questo progetto.
Come e da chi è nata l’idea di fare degli incontri nelle scuole? Gli incontri vengono fatti in scuole di ogni ordine e grado?
Ho sempre voluto fare questo tipo di esperienza, parlare del mio atteggiamento verso la vita in sé ma è nata un po’ per caso, grazie all’incontro con Barbara Isidori, ex presidentessa dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose.
Una sera ha portato suo figlio in palestra e ci siamo messi a chiacchierare; in questa occasione sono venuti fuori dei discorsi che le sono piaciuti molto e, grazie ai suoi contatti, abbiamo cominciato a lavorare insieme: abbiamo trovato il modo di organizzare diversi incontri in diverse diverse scuole, in quasi tutti gli ordini e gradi, dalle elementari alle superiori, in alcuni casi anche all’università.
Qual è il messaggio che porti alle generazioni più giovani e perché pensi sia importante trasmetterlo?
Il mio messaggio è un modo di vedere la vita, un modo di vivere ed è un messaggio di speranza, di credere nelle proprie possibilità e non soffermarsi ai giudizi degli altri, ai fallimenti, alle sconfitte, anche perché da un periodo difficile si vede la stoffa della persona e a volte sono proprio i periodi difficili che ci aiutano a fare delle esperienze che ci fanno crescere veramente tanto.
Il mio messaggio, quindi, è che se ce l’ho fatta io credo che ce la possiate fare anche voi. Questo lo dico sempre perché è vero, l’ho sentita dire da Igor Cassina e da lì ho iniziato a crederci: come ci sto riuscendo io ad essere chi voglio essere, credo che lo possa fare chiunque, credendoci e lavorando.
Questo mio desiderio di raccontare la mia esperienza deriva da un percorso di crescita personale che sto facendo da più di dieci anni grazie a libri che ho letto, interpretando ciò che mi succede in palestra, ascoltando quello che persone che reputo esperte e sagge mi dicono.
Mi piace cercare di aiutare gli altri, mi è capitato anche in palestra con ragazzi più piccoli di parlare con loro e analizzare insieme le cose in maniera positiva e costruttiva: questo aiuta loro ma anche me.
E se una persona lavora, si impegna, crede in se stessa ma non trova nessuno che crede in lei o parte da una situazione che non le permette che impegnarsi basti a farcela (ad esempio la situazione economica della famiglia d’origine)?
Per farcela non intendo semplicemente arrivare a raggiungere l’obiettivo in senso più letterale del termine, intendo anche avere una consapevolezza di sé, capire che si sta migliorando su diversi aspetti, avere una buona autostima.
Vedere il punto di partenza e accettarlo è una parte fondamentale sia per avere obiettivi realistici sia per fare quello che serve per arrivarci. L’impegno è quello che tu puoi fare, il resto sono cose che non possiamo decidere.
Come cambia il confronto con gli studenti e le studentesse in base all’età?
Ovviamente il linguaggio è un pelino differente da scuola a scuola, ma i concetti sono più o meno gli stessi. L’argomento che porto non è tecnico della ginnastica ma racconto la mia esperienza cercando passare un messaggio in qualità di persona vicino a quelle che ascoltano. Ripeto sempre di essere come gli studenti che mi ascoltano, anzi io ero uno di loro e quando avevo quell’età sarei voluto diventare ciò che sono oggi.
Di solito faccio una specie di premessa e poi chiedo di farmi delle domande in modo da essere ancora più vicino a loro, in modo che io possa rispondere alle cose che più interessano a loro e poi spaziare un po’ con quello che mi viene al momento, anche se gli argomenti sono tutt’altro che improvvisati.
Continuerai a portare avanti questo progetto anche in questo anno scolastico?
Mi piacerebbe molto ricominciare a lavorare con le scuole, passati alcuni impegni come i campionati italiani.
Mi piacerebbe anche andare a fare qualche esperienza in ospedale – nei reparti dei bimbi più piccoli, ne avevamo parlato l’anno scorso ma poi ci sono stati diversi impegni e non siamo risusciti a concretizzar; non per insegnare qualcosa ma mi piacerebbe far passare due ore diverse a loro e credo che quello che imparerà molto da quell’esperienza sarò io.
Tu dici sempre che si è campioni al di là della medaglia. È cambiato qualcosa per te dopo aver ottenuto la tanto attesa medaglia agli Europei di Antalya?
Dopo Antalya non è cambiato assolutamente niente riguardo i miei pensieri in merito. Credo che il campione si veda al di là delle medaglie e al di là della palestra e dell’aspetto tecnico.
Io credo che si possa essere campioni dagli atteggiamenti, da come ci si comporta nei momenti di difficoltà, sia quando si è in difficoltà in prima persona, sia quando qualcuno vicino a noi è in difficoltà. Se a questo si aggiunge un grande livello tecnico certo che si diventa un campione a 360 gradi però io credo che l’esserlo derivi più dall’aspetto umano che tecnico.
Non voglio sminuire il lato tecnico, ma senza la parte umana l’aspetto tecnico conta ben poco perché quando si smette di fare ginnastica la fama scende in un attimo e quello che resta è la persona quindi io do molta importanza a chi si è, più che a quello che si ha e si è raggiunto, perché come si dice il successo è qualcosa di passato infatti la parola successo è participio passato di succedere.
Non mi sento minimamente diverso da prima di Antalya ma è vero che quella medaglia la inseguo da tantissimo tempo e credo di meritarmela da moltissimo tempo quindi è come se fosse stata da sempre un po’ mia. Io ho continuato a crederci fino a che ce l’ho adesso qui davanti a me in corda e metallo.
Un’altra frase che mi piace moltissimo e che spesso ripeto anche a scuola è “le medaglie si vincono in allenamento, si va in gara solo per ritirarle”. Ecco, questa è una medaglia che hanno custodito gli organizzatori delle gare per diversi anni e finalmente me l’hanno consegnata.