Il 7 luglio, a Roma, si è tenuta la terza e ultima udienza del processo del Tribunale Federale a Emanuela Maccarani, allenatrice della squadra nazionale di Ginnastica Ritmica, e alla sua assistente Olga Tishina.
Nel corso seduta hanno deposto le loro testimonianze Nina Corradini, ex membro della Nazionale, e Martina Centofanti, membro attivo della stessa.
LA TESTIMONIANZA DI MARTINA CENTOFANTI
“Parlo più di Anna perché ci ho condiviso più anni in squadra. In questo sport 3, 4, 5 chili in più fanno la differenza e la sua mancata forma fisica era palese. Eppure lei si sentiva perfetta, nonostante avesse 8-9 chili più di me”.
Così ha iniziato la sua testimonianza l’Azzurra Martina Centofanti, per poi continuare: “Questo era un problema per tutti in quanto negli esercizi ci sono sollevamenti e trascinamenti. La sua poca consapevolezza creava disguidi con noi e anche con le allenatrici. Non accettava le critiche e doveva avere sempre l’ultima parola. Le discussioni erano frequentissime. Non sono mai stata in difficoltà con una ragazza come con lei. Noi le mettevamo davanti la problematica, senza attaccarla di persona, ma Anna diceva di essere perfetta”.
Alla domanda su cosa dicessero le allenatrici, Centofanti ha risposto: “[…] Venivano fatte delle osservazioni, come ‘un po’ meno Anna’. Se hanno detto ‘il bambino cresce?’. Sì, c’è stata questa frase ma ognuno la interpretava in modo diverso. Ovviamente i toni si alzavano un po’ quando gli aumenti di peso erano costanti, ogni tanto può essere uscita qualche frase sopra le righe”.
L’Azzurra ha poi esposto la sua esperienza con Maccarani e Tishina: “Sono a Desio da dieci anni e non ho mai vissuto commenti vessatori e denigratori. Maccarani e Tishina sono sempre state corrette e professionali con tutte“.
Centofanti ha concluso, infine: “Non riusciva a stare al nostro passo e non è stata scelta per le Olimpiadi, soprattutto per una questione tecnica, e lei questo non l’ha mai accettato. Ha provato a prendere l’impegno con più serietà ma non è stata riammessa in squadra”.
LA TESTIMONIANZA DI NINA CORRADINI
Durante l’udienza è stata sentita anche la testimonianza di Nina Corradini, ex membro della Nazionale che insieme ad Anna Basta è stata la prima a denunciare gli abusi.
“Non ho parlato del malessere che provavo a Desio allo psicologo della Federazione, Gatti, perché era amico di Maccarani. E io, come anche altre compagne, avevo la sensazione di non essere libera“, sono state le parole d’esordio di Corradini.
Ha poi continuato: “Sono andata via da Desio a giugno 2021 perché non ce la facevo più a stare lì. Ricordo in maniera molto negativa, tanto che sono tutt’ora da uno psicologo, le pressioni sul peso e le umiliazioni pubbliche per due etti in più”.
“La giornata tipo? Alle 8 eravamo in palestra per la pesa mattutina. Poi riscaldamento, lezione di danza e provavamo il primo esercizio. Nel pomeriggio il secondo. E alla fine noi più piccole andavamo a scuola. Il rito del peso veniva fatto solitamente dalle assistenti Olga Tishina o Camilla Patriarca che segnavano il peso sul quadernino. Anche per uno o tre etti venivano fatti commenti e chi era in fila sentiva tutto: ‘Come fai a guardarti allo specchio?’, ‘Ma non ti vergogni?’, ‘Come fai a passare dentro al cerchio così?’. La maggior parte delle volte le frasi erano rivolte a me, Anna Basta, Talisa Torretti. Poi non sempre finivano lì perché c’erano anche strascichi in allenamento”.
Questi commenti venivano fatti “a turno da tutte le allenatrici, da Olga Tishina e a volte anche da Maccarani”. ha aggiunto Corradini.
LA REPLICA DI ANNA BASTA
Venuta a conoscenza delle parole pronunciate da Martina Centofanti durante la terza udienza del processo a Maccarani e Tishina, Anna Basta ha replicato in un’intervista alla Repubblica.
“Ho appreso le dichiarazioni di Martina Centofanti durante la deposizione di venerdì 7 luglio nel processo federale. In particolare ho letto che arrecavo dei disguidi molto gravi, in primis con le compagne e poi con le allenatrici, affermando che il mio comportamento creava tantissimi disagi. Addirittura riferisce che non si è mai trovata in difficoltà con altre ragazze come con me. Insomma ero io il problema, non il sistema malato” ha iniziato Basta.
“Ebbene sono a dir poco allibita per quanto riferito dalla mia ex compagna e mi rammarica e mi dispiace enormemente leggere frasi così denigratorie. Il rapporto con le ginnaste era di amicizia e con la stessa Centofanti di amicizia stretta, tanto che da tutte mi è stato dimostrato un vero e profondo dispiacere nel momento in cui decisi di lasciare (cosa che se fossi stata così tanto problematica non credo avrebbero fatto)” ha continuato l’ex Azzurra.
Ha poi spiegato: “Non ho mai attaccato né tantomeno denigrato nessuna delle mie ex compagne di squadra, perché il mio scopo è uno solo: migliorare questo sistema. Se su 100 ragazze, anche solo una si ammala o viene portata a stare male allora per me questo è un fallimento. Voglio che tutte le atlete e gli atleti, nel mio dolore e in quello di tante altre persone che si sono esposte, trovino il modo di reagire e di salvarsi da un mondo che molto spesso non li accudisce nella maniera corretta”.
Basta ha concluso la sua replica affermando che “lo sport cresce e forma, non distrugge”.
LE PROSSIME FASI DEL PROCESSO
L’udienza del 7 luglio è stata la terza e ultima del processo sportivo del Tribunale Federale a Maccarani e Tishina. Il 29 settembre si tornerà in aula per la discussione e la sentenza.
In parallelo si sta anche svolgendo l’inchiesta penale che ha aperto la procura di Monza sulle accuse a Maccarani e Tishina.