A Milano il 13 giugno 2023 è stato presentato Athlete Culture & Climate Survey (Indagine quali-quantitativa su abusi e violenza nello sport) ricerca commissionata da Change The Game, e dalla sua presidente Daniela Simonetti, a Nielsen con il contributo del Dipartimento dello sport presso la Presidenza dei ministri, di Terrestra des Hommes, del consorzio Vero Volley e la Fondazione Candido Cannavò.

A moderare il talk Monica D’Ascenzo giornalista del Il Sole 24 ore ed ideatrice di Alley Oop – L’altra metà del Sole. Tanti gli ospiti che hanno aiutato a commentare i dati e a sensibilizzare sull’argomento:
- Martina Riva, Assessora allo Sport del comune di Milano
- Michele Sciscioli, Capo Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale – Presidenza del Consiglio dei Ministri
- Marco Nazzari, Measurement Leader EMEA per Nielsen
- Franco Arturi, Editorialista della Gazzetta dello Sport e Direttore generale della Fondazione Candido Cannavò per lo Sport
- Mike Hartill, Department of Social Sciences Centre for Child Protection & Safeguarding in Sport, EdgeHill University Ormskirk, Lancashire
- Stefano Ferracuti, Professore ordinario di Psicopatologia Forense (Universitaʼ La Sapienza)
- Stefania Pizzolla, Dirigente del Servizio Comunicazione, Eventi Sportivi, Studi e Ricerche del Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei MinistriL
- Alessandra Marzari, Presidente del Consorzio Vero Volley
- Paola Pendino, Magistrato in servizio presso il Tribunale di Milano
- Paolo Ferrara, Direttore di Terre des Hommes Italia
- Rocco Briganti, Direttore generale Specchio Magico Cooperativa Sociale Onlus/CISMAI
- Fabio Iudica, Avvocato e Docente di Diritto Sportivo
- Sara Landi, Responsabile Nazionale Area Psicologica FIGC-SGS
- Paolo Emilio Adami, Medical Manager Health and Science Department, World Athletics, Monaco
- Benedetta Barchielli, Psicologa (Università La Sapienza)
- Daniela Simonetti, Direttrice organizzativa del Comitato Scientifico
- Vito Cozzoli, Presidente e Amministratore Delegato di Sport e Salute S.p.A.
- Lorenzo Facchinotti, Head of Media Analytics Italy di Nielsen
L‘INDAGINE
Un’ indagine importante quella commissionata da Change The Game, con l’obiettivo di colmare una lacuna gravissima in Italia. Nonostante l’importanza dell’argomento e il sisma che le più recenti notizie hanno creato nel mondo sportivo, non erano mai stati presentati i numeri per comprendere a pieno la rilevanza della situazione e renderla concreta agli occhi di tutti.
Spesse volte, i racconti non bastano a far comprendere a tutti che quello che accade non va sottovalutato. Una raccolta dati così dettagliata, come quella presentata da Nielsen, ha come obiettivo quello di ottenere un cambiamento, maggior coinvolgimento e una maggior consapevolezza.
Si sono sottoposti all’indagine 1446 atleti; tutti tra i 18 e i 30 anni e che avevano praticato sport in minore età. Un report sviluppato in due modalità: una quantitativa (un questionario CAWI) e una qualitativa (interviste individuali ad atleti che hanno dichiarato di aver subito violenze).
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Emerge un dato importante: quattro atleti su dieci sono stati vittime di abusi nel mondo dello sport prima dei 18 anni. Parlando di dati il 39% degli intervistati durante l’indagine confessa di aver subito maltrattamenti durante la carriera sportiva. La forma più diffusa di violenza è quella psicologica (30,4%). La seconda forma di violenza più diffusa è quella fisica (19%), seguita dal neglect (15%) e alla fine la violenza sessuale con una percentuale del 14%, però bisogna fare una distinzione: gli atleti che hanno subito una violenza senza contatto sono il 10,3%, mentre con contatto il 9,6%. Se prestiamo attenzione ai numeri e uniamo i dati, si nota che unendo le percentuali si supera il 100%, questo perché molti atleti hanno dichiarato di aver subito più tipi di violenze.
Un altro dato fondamentale e molto interessante che è emerso durante l’esposizione è il riconoscimento dei responsabili. Infatti, i responsabili degli abusi tra ragazzi e ragazze cambia molto. Per quanto riguarda i ragazzi i principali responsabili sono i compagni di squadra, mentre per le ragazze sono gli allenatori, personale sportivo.
“Bisogna educare educare gli atleti a riconoscere questi fenomeni”, questa è stata una frase cardine. Infatti, nella maggior parte dei casi gli abusi non vengono riconosciuti. Gli atleti, come riportato dall’indagine, pensano si tratti di bullismo e non chiedono aiuto. Questo succede, perché, nella maggior parte dei casi, i giovani non capiscono la gravità della cosa e si sentono corresponsabili dell’accaduto. Ci sono 5 motivi che non portano a chiedere aiuto: consapevolezza, colpevolezza, squilibrio di potere, delusione e vergogna.In particolare, emerge che le donne chiedono meno aiuto rispetto agli uomini.
Nell’80% dei casi, gli atti di violenza subiti durante la pratica sportiva hanno avuto una conseguenza. Molti hanno abbandonato lo sport di gruppo, per evitare il giudizio degli altri, altri invece hanno cambiato società, sport o lasciato del tutto il mondo dello sport.
Un dato, ancora più allarmante, è che coloro che hanno subito violenze di tipo sessuale hanno una probabilità di 1,2 volte superiore rispetto alla media di avere problemi di salute cronica.
Un evento importante, che aggiunge un altro tassello alla richiesta di cambiamento e di aiuto nel mondo dello sport. I dati riportati dall’indagine sono dati significativi. Il mondo dello sport deve essere un posto sicuro, un mondo dove bambini e ragazzi possano sentirsi felici e spensierati, non un posto dove essere intimoriti, spaventati oppure soli.
I dati presentati ci mettono di fronte alle questione e non si può più scappare, ora è finito il momento della negligenza. Bisogna iniziare a fare qualcosa, perché anche chi fa finta di nulla è colpevole.