Kséniya Moustafaeva, ginnasta cinque volte campionessa francese di ginnastica ritmica e finalista alle Olimpiadi di Rio 2016, lancia un grido d’allarme ai microfoni di Cleo Henin per Eurosport Francia. La sua è una denuncia per le pressioni psicologiche sistematiche che ha subito e per la mancanza di figure di riferimento che affianchino le ginnaste in queste occasioni.
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Come sta succedendo nel panorama della ginnastica ritmica italiana, anche Kséniya Moustafaeva racconta le violenze psicologiche subite in Russia a 14 anni:
“Durante il mio allenamento c’è un grande allenatore della Federazione Russa che entra, mi pizzica la gamba e mi dice:” perdi 4-5 chili o non entri più nella stanza. Non mangiavo, non bevevo, ma mi allenavo dalle sei alle otto ore al giorno. Sono caduta in una spirale infernale, ho iniziato ad avere disturbi alimentari, ho sofferto di bulimia da quel momento fino a i miei 18 anni”.
La ginnasta francese vuole denunciare il sistema oppressivo e controllante che, secondo lei, è passato sotto “silenzio” da tutti i suoi attori:
“C’è omertà, nessuno dice niente. Con questo sistema se ci sono le medaglie e tutti sono contenti. Solo che quelli che pagano sono atleti e atlete, e siamo noi che dopo dobbiamo ricostruire”.
Secondo lei basta una parola per iniziare a cambiare le cose e le pratiche che ci sono all’interno dei club e delle federazioni:
“Se nessuno ne parla, se tutti continuano a nascondere tutto nei cassetti, non cambierà mai. Se la federazione ne prende coscienza, gli atleti stessi ne prendano coscienza. Gli atteggiamenti abusanti non devono essere considerati normali. Se gli allenatori si mettono un po’ in discussione, senza andare a cercare subito un idillio utopico, potrebbe essere un buon inizio”
Attraverso questa testimonianza Ksénia vuole aiutare ad aprire gli occhi, sia al mondo, ma soprattutto alle bambine, perché si accorgano che non è normale passare attraverso queste tipologie di abusi psicologici.