L’inchiesta giornalistica avviata da Repubblica sugli abusi psicologici e fisici nel mondo della Ginnastica Ritmica italiana ha portato a galla tantissime testimonianze, smuovendo le acque di una superficie che finora non era quasi mai stata scalfita da accuse del genere.
Le denunce che hanno travolto l’ambiente della ginnastica italiana non sono molto dissimili a quelle già raccolte in altre nazioni negli ultimi anni. Il caso più affine è sicuramente quello scoppiato in Gran Bretagna lo scorso anno, dove a portare alla luce quella che è stata definita dagli inglesi “la cultura della paura” è stato un documentario della BBC.
A partire da quel momento le testimonianze delle atlete (e in minima parte atleti) inglesi sono state analizzate nella “Whyte Review”, un’indagine indipendente alla British Gymnastics che è durata circa due anni e ha raccolto più di quattrocento denunce. Il report, reso pubblico pochi mesi fa, ha evidenziato problematiche in tutto il mondo della Ginnastica d’oltremanica, dalla Ritmica, al Trampolino, all’Artistica. La metà delle testimonianze ha lamentato abusi di tipo fisico e psicologico, tanto che il report ha definito i comportamenti abusanti sistematici, presenti in moltissime strutture del paese, perpetrati per anni e rimasti immutati in tutto l’arco temporale (circa un decennio) a cui si riferiscono le indagini.
Gli abusi di carattere fisico e psicologico sono gli stessi che in Italia, giorno dopo giorno, si stanno aggiungendo a quelli denunciati dalle apripista Nina Corradini e Anna Basta. Il coinvolgimento dei media in un momento di particolare popolarità della Ginnastica Ritmica ha contribuito a dare la massima attenzione alla questione, coinvolgendo sin da subito il neo-Ministro dello Sport Andrea Abodi, il quale ha richiesto un incontro avvenuto il 2 novembre a Roma con il Presidente del Coni Giovanni Malagò e il Presidente della Federginnastica Gherardo Tecchi.
In quell’occasione il numero uno del Coni ha detto che è giusto indagare per andare affondo alla questione, ma ha anche difeso il movimento della Ritmica, che lui stesso ha definito “sano, serio e rispettoso delle regole”. Il Presidente Malagò è apparso deciso sulle sue posizioni e orientato a credere che quelli denunciati siano dei casi isolati, esperienza di singoli e non della collettività (qui il video del suo intervento). «Questa è una difesa assoluta al movimento, anche perché non mi sembra che sia stato accusato qualcuno nello specifico. Sono discorsi generici, che lamentano una serie di criticità avvenute nei confronti di una o più atlete», sono state le sue parole.
Se è vero che per la legge italiana si è innocenti fino a prova contraria, è vero anche che accuse del genere a livello globale – soprattutto nella Ginnastica – hanno avuto quasi sempre un serio fondamento. D’altra parte, in Italia non è la prima volta che vengono descritte simili problematiche legate alla fisicità e all’alimentazione delle atlete nella Ginnastica, anche se non sono mai state presentate accuse formali prima d’ora. Lo testimoniano l’esperienza più volte raccontata dell’autorevole ex-capitana delle Farfalle Marta Pagnini, le parole spese da Vanessa Ferrari e tutte le altre voci della “Gymnastics Alliance Italia“, composta da ex-atlete di Ginnastica Artistica.
Urge, dunque, fare chiarezza, e il Ministro dello Sport appare determinato su questo punto. «Basta un caso che non vada nella giusta direzione; per me apparirà come se fossero centomila», ha ribadito il Ministro Abodi. «Le medaglie sono un fattore di orgoglio nazionale, ma non ci sarà mai una medaglia che coprirà comportamenti non adeguati. Non ci sarà nessuna ragione per cui per vincere una medaglia si possa superare un certo limite, e questo deve essere chiaro perché fa parte del nostro patrimonio valoriale e di questo, ognuno nel suo ruolo, siamo custodi e responsabili.»
La Federazione Ginnastica d’Italia, come la Usa Gym, British Gym e la Gymnastics Canada prima di lei, si è trovata direttamente coinvolta nella bufera. In quanto garante dei diritti delle proprie e dei propri tesserati, la Federginnastica non ha tardato a schierarsi al loro fianco e ha avviato, assieme alla procura della Repubblica, un’indagine che al momento risulta ancora essere contro ignoti.
Già in tempi non sospetti, nel marzo di quest’anno, la FGI ha formato una commissione etica interna, il Safeguarding Office, presieduto dall’Avvocato Pierluigi Matera e composto dalla Silvia Salis (Vice Presidentessa Vicaria del CONI) e dallo psicologo Mauro Gatti. Il Safeguarding Office è un ufficio a disposizione delle atlete e degli atleti istituito proprio per raccogliere e analizzare accuse di questo tipo. L’ufficio, però, sì è detto estraneo ai fatti denunciati da Corradini, Basta e da tutte le altre testimoni a seguire. «Forse c’è stata una nostra leggerezza per non esserci accorti per tempo di questa cosa e facciamo mea culpa. Però adesso siamo sul pezzo in tutto e per tutto», ha dichiarato il Presidente Tecchi, ribadendo alla stampa la volontà di voler fare chiarezza.
Tuttavia Riccardo Caponetti, il giornalista del quotidiano Repubblica che si sta occupando di seguire i casi di abusi nella Ritmica, ha riportato anche una seconda dichiarazione, che sarebbe stata rilasciata dal Presidente FGI in veste meno ufficiale. «Non pensa che sia molto strano che queste ragazze trovino il coraggio di parlare dopo molti anni dai fatti? Lo sa che in passato avevano fatto richiesta per entrare nello staff della Federazione? Se il sistema era così sbagliato, perché volevano entrarci?» avrebbe detto il Presidente Tecchi. Questa posizione è stata poi ripresa anche da altri esponenti del mondo della Ritmica (e in generale della Ginnastica), ma è davvero condivisibile?
Anche qualora le ex-atlete avessero denunciato per rivalsa personale, per non essere arrivate alle Olimpiadi, per non aver ottenuto un posto all’interno dello staff della Federazione o anche per qualsiasi altro tornaconto, l’oggetto delle loro accuse resta. È di vitale importanza raccogliere le testimonianze già arrivate e quelle che stanno ancora arrivando per far luce sulla questione. Se qualcuno ha sbagliato, è giusto che paghi per i propri errori; se, invece, la condotta è limpida e lo è sempre stata, allora non si avrà nulla da temere.
In una lettera aperta sul sito della Federginnastica il Presidente Tecchi ha, poi, sottolineato il suo essere in linea con le intenzioni di fare chiarezza espresse dal Minostro Abodi. Sempre nella lettera il Presidente, in vece della stessa FGI, ha espresso la ferma intenzione di collaborare con la Procura della Repubblica e quella federale.
Il sostegno alle atlete è arrivato, forte, dai due consiglieri federali in quota atleti, Michela Castoldi e Paolo Principi, che si sono schierati dalla parte delle atlete «senza se e senza ma». I due consiglieri nel comunicato stampa hanno poi ribadito che si batteranno per quella che definiscono una “trasformazione culturale”.
È un momento delicato e difficile per la Federazione azzurra e soprattutto per la Ginnastica Ritmica. Nel mirino della stampa c’è un luogo particolare, fino a oggi immacolato nell’immaginario della Ritmica del bel paese: l’Accademia di Desio. Base dell’amatissima nazionale italiana d’insieme, le Farfalle, Desio è da sempre sotto l’elgida della Direttrice Tecnica Nazionale Emanuela Maccarani e dalle sue assistenti Olga Tishina e Camilla Patriarca. L’affiatata squadra nazionale, pluri-medagliata mondiale e medagliata olimpica, in questi giorni difficili è a Desio in palestra guidata della DTN Maccarani, anche se l’Accademia risulta commissionata.
I PROVVEDIMENTI FEDERALI – Dopo le accuse di Corradini, Basta e Galtarossa, che indicano l’Accademia Internazionale di Desio come il luogo principale degli abusi perpetrati su di loro, la Federazione Ginnastica d’Italia ha nominato un commissario interno, il Vice Presidente Vicario Valter Peroni che, tra le altre cose, supervisionerà per due anni sul lavoro dello staff Tecnico. Assieme a questo provvedimento d’urgenza, è stato disposto che non solo Desio, ma tutte le altre accademie internazionali e i centri federali sul territorio italiano si dotino entro il febbraio del 2023 di un Safeguarding Plan e nominimo un (o una) Duty Officer. Sarà del (o della) Duty Officer il compito di vigilare sul rapporto tra atlete e staff Tecnico, segnalare in modo tempestivo eventuali anomalie e redigere ogni due mesi circa un rapporto da far avere al Commissario Peroni. Tutti i centri affiliati dovranno fare lo stesso entro l’1 gennaio del 2024.
Il provvedimento FGI ha anche annesso due membri al Safeguarding Office, l’Avvocato Marco Naddeo e Novella Calligaris (giornalista ed ex-sportiva), ed è probabile che ne nomini un terzo nei prossimi giorni. Inoltre sono stati stanziati dei fondi che doteranno il SO di dieci psicologi o psicoterapeuti specializzati in ambito sportivo. È intenzione della FGI usare questo ufficio come centro nevralgico della raccolta delle testimonianze perché lo stesso avrà il compito – così come lo ha avuto dalla sua fondazione – di collaborare con la Procura Generale del Coni, guidata dal Prefetto Ugo Taucer.
Una volta che verrà potenziato, è auspicabile che le atlete (e se dovessero esserci gli atleti) ripongano nelle mani di questo ufficio la loro fiducia, così come stanno facendo in queste settimane con giornali e social network. La speranza è che il lavoro del SO accolga senza remore le testimonianze e lavori affinché se esistono, o sono esistite nel passato, determinate problematiche vengano affrontate e risolte. Inoltre ci sono associazioni esterne alla Federazione che operano per raccogliere le denunce di sportivi e sportive in Italia. Tra le più famose c’è Change The Game, che noi di GINNASTICANDO.it abbiamo contattato per un’intervista che sarà online nei prossimi giorni.
Per concludere, lo sport è fatto di persone anche ai massimi livelli. Se una sola di esse ha agito nel modo sbagliato, non significa che lo facciano tutte le altre. Generalizzare denigrando l’intero movimento della Ritmica, come molti stanno facendo in questi giorni, è sbagliato, ma è altrettanto sbagliato prendere sottogamba e minimizzare le accuse. Abusi fisici e psicologici hanno conseguenze gravi, sia sulla salute fisica di un’atleta, sia sulla salute mentale, della quale tanto si è parlato dopo il forfait alle Olimpiadi di Simone Biles.
Molte atlete, ora e soprattutto nel passato, scelgono di tacere proprio perché temono di non essere ascoltate. C’è bisogno di coraggio per battere questo silenzio, ma lo sport deve essere anche questo. Deve tornare a splendere come ha sempre fatto. Deve dimostrare il suo valore e per farlo ha bisogno di abbattere i muri di silenzio che si sono creati in anni di cose non dette. Deve fare emergere dalle ceneri dannose che lo coprono, ciò che davvero significa fare parte del mondo dello sport e della ginnastica. Un mondo che è bello, sano e confida nella protezione delle istituzioni che lo regolano.
Per la realizzazione dell’articolo si ringraziano le Redattrici Giulia Silvestri e Martina Paganelli e la Vicecaporedattrice Anna Maria Palaia