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Maschiacci: Vanessa Ferrari ripercorre la sua carriera nel podcast di Francesca Michielin

La ginnasta bresciana sottolinea l'importanza che ha avuto per lei poter decidere per se stessa

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La puntata di Maschiacci del 27 Settembre, podcast condotto da Francesca Michielin e prodotto da Dog-Ear in esclusiva su Spotify, ha avuto come protagonista Vanessa Ferrari.

Ferrari ha ripercorso i passaggi più importanti della sua carriera agonistica, dolorosi e felici, attraverso le domande puntuali e dirette di Michielin.

Tante le tematiche toccate in mezz’ora di chiacchierata/intervista, tutte però con un filo conduttore comune: l’importanza di dare priorità a stare bene con se stesse.

LA POTENZA DELLA SCELTA

A Michielin sta molto a cuore l’ipersessualizzazione del corpo femminile e insieme a Ferrari hanno sviscerato questo tema, partendo dalla questione del vestiario che le atlete devono indossare nei vari sport.

Nella ginnastica artistica il regolamento non impone il body corto, ma prima dell’Europeo di Basilea del 2021, quando la squadra tedesca è scesa in pedana col body intero, quest’ultimo non si era quasi mai visto durante le gare.

Vanessa Ferrari, dopo aver detto che lei si trova bene col body “classico” e non sarebbe a suo agio con quello lungo, ha ribadito che la cosa fondamentale è che ogni atleta possa scegliere ciò che la fa sentire meglio, soprattutto durante una competizione.

La cosa che più conta è quindi avere la possibilità di fare una scelta consapevole, senza sentirsi costrette né in un senso né nell’altro.

IL FISICO DELLE ATLETE

Incalzata da una domanda della cantautrice bassanese sulla disparità di trattamento tra atlete e atleti nei media, la ginnasta di Orzinuovi ha raccontato di non dare peso e importanza a quanto scrivono i giornali per poter preservare la propria salute e, questo, è dovuto anche al suo vissuto personale.

Ferrari, infatti, in passato ha sofferto di problemi alimentari dovuti a un regime dietetico impostole dagli allenatori. Oggi, dopo aver superato tutto questo grazie all’aiuto di professionisti, ha imparato, a partire dall’alimentazione, a decidere per se stessa, dando pari importanza a salute fisica e mentale.

È con questa consapevolezza che è arrivata alle Olimpiadi: nonostante il forte dolore ai tendini, si sentiva in forma come poche volte prima di allora e a Tokyo ci era arrivata dopo allenamenti autogestiti tra lockdown, quarantene e post-Covid.

Poco importa quindi che avesse quasi trentun anni e dovesse competere con ginnaste sedicenni o venticinquenni: stava bene e aveva fatto tutto quello che era in suo potere per portarsi a casa una medaglia, così tanto desiderata. Quella che a Tokyo era cambiata, era anche la sua mentalità: era entrata in una finale olimpica a più di trent’anni, dopo tutti gli infortuni che aveva subito, l’interruzione delle gare qualificanti a causa della pandemia, e lo aveva fatto qualificandosi con il primo punteggio.

Vanessa Ferrari ha detto di aver vinto quella medaglia soprattutto per se stessa, per dare un senso a tutti i sacrifici e agli allenamenti fatti, ed è per se stessa che punta a Parigi.

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Giulia Silvestri
Nata e cresciuta a Bologna, laureata in giurisprudenza, ho una passione viscerale per la ginnastica. Da quando avevo 11 anni, a fasi alterne tra vari problemi fisici, sono sempre tornata al mio amato tavolato.
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