Tutto il mondo della ginnastica si è prodigato, dall’inizio dell’emergenza umanitaria verificatasi in seguito all’invasione dell’Ucraina, per fornire aiuti umanitari: tante sono state infatti le iniziative a sostegno della popolazione messe in atto dalla Federazione (italiana e internazionale) e dalle società. Anche la Blukippe di Padova non è stata da meno, lanciando il suo progetto “Blukippe for Ukraine”.

Grazie a questa iniziativa, il 10 Marzo dodici ginnastine ucraine provenienti da Leopoli e Kiev, tre allenatrici e tre bimbi (due figli delle allenatrici e il fratellino di una delle ginnaste) hanno trovato ospitalità in Italia, riuscendo pian piano a ricostruire una quotidianità più serena, quella che avevano purtroppo perso sotto le bombe e gli spari di guerra.
L’Associazione Sportiva “Blukippe” è stata fondata nel 1999 ma ha assunto la denominazione attuale solo nel 2002
E’ nata dalla passione e dall’esperienza di alcune persone nell’ambito dello sport, della musica e dell’espressione artistica nelle sue diverse forme. L’Associazione si rivolge soprattutto ai bambini a partire dai tre anni, con corsi di ginnastica artistica maschile e femminile ma organizza anche corsi per adulti di ginnastica, danza, break dance, yoga, Thai chi e Spada Medioevale; promuove e realizza manifestazioni sportive e culturali quali gare, spettacoli e iniziative solidali.
Accoglie, fin dalla fondazione, tra i suoi atleti bambini e ragazzi con disabilità favorendone l’inserimento nei corsi regolari ma garantendo contemporaneamente sostegno e interventi specifici. L’attuale presidente della società è Diego Lissandron.
Il progetto ha preso avvio dall’idea di una delle allenatrici dello staff, Svetlana Moskalyuk, che essendo appunto di origine ucraina, ha deciso di dare un’aiuto concreto provvedendo di mettersi in contatto con la sua palestra d’origine.
Noi non possiamo salvare il mondo, ma possiamo almeno provare a salvare il mondo di queste bambine. La mia ex-palestra si è trasformata in un campo profughi in questi giorni, mentre in città suonano le sirene e i bunker si riempiono di persone
“Non è un percorso facile”- ci spiega Carola Citton, allenatrice alla Blukippe– “abbiamo avuto molti aiuti e per questo vorrei ringraziare tutte le persone che hanno contribuito, e stanno tutt’ora contribuendo, a darci una mano, come i genitori delle nostre atlete e atleti che ci hanno dato un notevole aiuto portando cibo e ogni tipo di beni di consumo indispensabili nella quotidianità. Anche il Comune di Padova ci sta aiutando insieme al comitato regionale e la Federazione per far sì che queste ginnaste riescano a vivere questo periodo con serenità. Rispetto alle prime settimane devo dire che il gruppo si sta integrando. Le bambine sono già più serene, iniziano a ridere di più e a stare meglio con il nostro gruppo agonistico sia durante l’allenamento, sia fuori per vivere anche la nostra realtà“.
La struttura che ospita le bambine (le quali hanno dovuto trascorrervi anche un noioso periodo di quarantena preventiva di 10 giorni) è stata messa a disposizione dai frati Dehoniani di Salboro, frazione di Padova dove è situata anche la palestra.
Quando sono arrivate in Italia, avevano con sé nient’altro che uno zainetto e, per svolgere al meglio l’attività sportiva, diverse aziende di prodotti di ginnastica hanno fornito loro materiale e abbigliamento tecnico.
“Non posso esimermi dal ringraziare tutte quelle aziende che hanno donato quanto per loro possibile. I sorrisi sui volti delle bambini e i loro occhi felici nel ricevere questi regali ci hanno riempito il cuore di gioia”.
L’accoglienza però non si persegue soltanto grazie a generosità e disponibilità- elementi sicuramente indispensabili ma non sufficienti- serve soprattutto una buona capacità di organizzazione. E infatti al progetto blukippe4ukraine collaborano oltre 200 persone: 162 volontari, 16 interpreti, 15 insegnanti, 12 persone dello staff socio sanitario e di consulenza psicologica, 4 consulenti legali/amministrativi, staff tecnico, addetti alle comunicazioni, rapporti di rete, pedagogisti… e tantissime altre figure adatte a trattare e gestire una situazione di tale delicatezza.
“Per mettere in evidenza quello che facciamo abbiamo creato una pagina Instagram, nella speranza che i loro genitori-ovunque siano in Europa (e di solito i papà in Ucraina)- riescano a vedere quello che stanno facendo le loro figlie”.
Tante sono le iniziative intraprese per tenere le piccole atlete impegnate anche fuori dalla palestra: pittura su murales, caccia alle uova di Pasqua, incontri culinari, visite guidate della città e partecipazione alle gare ginniche di alto rilievo come il Trofeo Città di Jesolo.

“Stiamo cercando, anche se con un po’ di difficoltà, di vivere insieme e cercare di creare dei momenti da condividere. Per far vivere loro un’esperienza interessante, formativa e motivante le ho portate al Trofeo città di Jesolo. Noi ci siamo impegnati ad organizzare e finanziare il viaggio ma grazie a mio papà (Giorgio Citton, ndr) e alla società GymArt, tutto il gruppo Ucraina è potuto entrare gratuitamente per assistere alla competizione”.
Carola Citton è Dottoressa magistrale in Management dello sport presso l’Università degli studi di Roma “Foro Italico” e laureata in Scienze delle Attività Motorie e Sportive all’Università degli Studi di Verona. E’ stata promotrice e organizzatrice di diverse edizioni del Trofeo Città di Jesolo. Al momento è allenatrice per conto della società Blukippe di Padova e docente di scienze motorie al Liceo Galilei di Dolo.
Anche dal punto di vista prettamente ginnico, le piccole atlete stanno iniziando ad integrarsi bene. Così come le loro allenatrici.
“Il loro livello tecnico è medio-alto, quindi anche per noi allenatrici è utile imparare da loro, e io mi auguro che-anche se in piccola parte- loro imparino da noi. Una delle due allenatrici assiste anche ai miei allenamenti per confrontarsi e chiedere indicazioni, grazie alla tecnologia di google traduttore! Purtroppo la lingua è una grande barriera che ci complica il lavoro, parliamo in inglese ma l’inglese tecnico è molto difficile e per spiegarci a volte usiamo addirittura la mimica facciale o i gesti. L’obbiettivo è farle sentire apprezzate, che sia un segno con la mano, un abbraccio, un cinque… vogliamo comunque farle sentire parte della nostra famiglia ginnica. Ci auguriamo di star facendo la cosa giusta: perché i feedback che ci arrivano da loro sono comunque molto pochi. Speriamo che queste ragazze si aprano maggiormente e si sentano magari anche libere di raccontarci in futuro qualcosa in più”.
Nonostante gli alti e bassi dovuti alle incomprensioni linguistiche e alle differenze culturali, l’esperienza delle ragazze sta procedendo al meglio, e sta loro donando- tramite l’unione che lo sport sa dare- ricordi luminosi, in un periodo buio della propria vita.
“Ad un certo punto a Pasqua, la più piccola è venuta da me regalandomi un uovo che aveva decorato lei. Questo gesto per me è stato molto emozionante, perché è partito da una bambina che noi sappiamo avere poco o niente- dice con la voce da cui traspare tutta l’emozione, ndr– quindi nel complesso dal punto di vista emotivo stiamo imparando tutti tanto, anche il mio gruppo di ginnaste: io ricordo loro sempre che stiamo facendo qualcosa di bellissimo che va al di là della ginnastica e che servirà per la vita, perché stiamo aiutando delle bambine, stiamo aiutando delle persone a stare bene, con il massimo delle nostre capacità“.
L’obbiettivo è quello di farle sentire amate, perché non possiamo immaginare quello che hanno visto e cerchiamo di fare del nostro meglio perché loro stiano bene.