Quanto accaduto a Doha nei giorni scorsi è lo specchio di una crisi che ormai è approdata anche nell’universo dello sport.
Ciò che è successo alla seconda tappa del circuito di Apparatus World Cup ha alle spalle giorni difficili e lontani da casa per gli e le atletə ucrainə, ma ha anche ore di grande tensione accumulate sulle spalle per atletə russə e bielorussə, con la scoperta di non poter più scendere in pedana fino a data da destinarsi.
La tensione condensata oggi a Doha per russə e ucrainə ha la determinazione di chi vuole scendere in pedana per fare bene, meglio degli altri. Uno scopo comune con una motivazione opposta.
Illia Kovtun, Nazar Chepurnyi e Daniela Batrona si sono presentati agli attrezzi avvolti nella bandiera dell’Ucraina. Di contro gli e le atletə bielorussə e i e le russə Ivan Kuliak, Aleksandr Kartsev, Viktoriia Listunova, Arina Semukhina e Vladislava Urazova hanno dovuto nascondere lo stemma nazionale sulle tute e rimuoverlo o oscurarlo sui body.
Era inevitabile che questə atletə si incontrassero in pedana durante la competizione, ma quello che è successo quando si sono ritrovati sul podio insieme non si vedeva da molti anni nel mondo della Ginnastica.
Nell’Artistica Femminile Daniela Batrona ha collezionato due medaglie: un bronzo alle parallele e un argento al corpo libero. In entrambi i casi la ginnasta ucraina avrebbe dovuto dividere il podio con le ginnaste russe, ma questo non è avvenuto.
La Batrona – che milita anche in Serie A2 italiana sotto lo stendardo della Ginnastica Riccione – è salita da sola sul podio delle parallele asimmetriche, alzando in alto la bandiera ucraina, che aveva avvolta sulle spalle, con la medaglia al collo. Solo quando lei si è allontanata sono state premiate le due russe Maria Minaeva e Viktoriia Listunova (argento e oro d’attrezzo).


Lo stesso è successo nel momento della consegna delle medaglie del corpo libero. Sotto gli occhi di un’incredula Dorina Boeczoego (bronzo d’attrezzo), Daniela Batrona ha ritirato il suo argento ed è uscita di scena. Solo dopo è entrata Maria Minaeva a ritirare l’oro.


Di fatto ci sono state due cerimonie di premiazione distinte, pare per volere della stessa Daniela Batrona.
Nell’Artistica Maschile, invece, la vicenda assume sfumature più sottili. Il podio delle parallele pari ha fatto incontrare l’ucraino Illia Kovtun, oro d’attrezzo, e il russo Ivan Kuliak, bronzo.
Kuliak si è presentato all’attrezzo con lo stemma nazionale coperto da una zeta. Di questi tempi, chiunque abbia acceso la tv sa che la zeta per l’esercito russo rappresenta un modo per far riconoscere i propri mezzi militari su suolo ucraino. Quello di Kuliak è un chiaro segno di appoggio alla nazione, e a Kovtun questo non è sfuggito. L’ucraino, salendo sul podio, ha accuratamente evitato di stringere la mano a Kuliak. Il russo, da parte sua, è andato via prima delle foto di rito delle medaglie, ma alla fine ha deciso di tornare per un impacciato scatto assieme a Kovtun e Milad Karimi (argento d’attrezzo).

Un’atmosfera del genere fatica a rispondere ai valori dello sport, e fa molto riflettere anche sulla decisione presa dalla Federazione Internazionale di Ginnastica solo poche ore fa.
Escludere gli atleti russi e bielorussi dalle competizioni sportive organizzate dalla FIG ha contribuito a ristabilire l’equilibrio o a incrinarlo definitivamente?