«Sono bielorussa e sono contro la guerra!»
Esordisce così l’ex-ginnasta e allenatrice di Ginnastica Ritmica Melitina Staniouta sul suo account Instagram. L’atleta nel 2020 non ha solo espresso il suo dissenso per le ri-elezioni di Alexander Lukashenko, è anche diventa testimone delle violente repressioni messe in atto dalla polizia bielorussa nei confronti delle proteste pacifiche dei cittadini.
E anche stavolta la Staniouta non esita a schierarsi al fianco della pace, scrivendo: «Sono nata in Bielorussia, ho rappresentato la Bielorussia per anni nei campi gara internazionali, e innumerevoli bandiere bielorusse sono state issate grazie ai miei trionfi sportivi. Noi ginnaste bielorusse, russe e ucraine abbiano gareggiato fianco a fianco, e fuori dalla pedana siamo state amiche. Lo siamo ancora. Io condanno nel modo più assoluto l’attacco dell’Ucraina dai due paesi: Russia e Bielorussia. Nulla giustifica l’inizio della guerra. Nulla. (…) Nessuno dovrebbe vergognarsi di essere dalla parte della pace, dei diritti umani. (…) Io ho scelto di stare dalla parte di chi difende i diritti di ogni uomo nel 2020 e scelgo di farlo anche oggi.»
A seguito delle dure posizioni prese dal CIO prima e dalle Federazioni di tanti sport poi nei confronti di atleti russi e bielorussi, anche Melitina Staniouta – in quanto allenatrice e figura di rilievo nel mondo della Ginnastica Ritmica – sta iniziando a incontrare i primi intoppi a causa del suo passaporto.
«Adesso tutti i russi e i bielorussi hanno il volto degli aggressori», ha scritto la Staniouta in un nuovo post Instagram poche ore fa. «Il mio esempio: due giorni fa sono stata invitata a eseguire una performance in un Gala internazionale. Oggi, però, ho ricevuto questo messaggio: “Dopo la decisione dell’Unione Europea riguardo a Russia e Bielorussia, stiamo riconsiderando la tua presenza nel nostro torneo”. Nessuno si è informato sulle mie posizioni, né ha guardato il mio Instagram, dove ho mostrato chiaramente il mio sdegno per la guerra in atto. Hanno solo considerato la nazionalità del mio passaporto prima di decidere. Ho perso il lavoro solo perché sono bielorussa. E sapete una cosa? Non escludo che sia colpa nostra. Come nello sport, se non vinci non hai fatto abbastanza. O qualcosa che poteva essere fatto non è stato fatto. Mi spezza il cuore, ma è così.»