Nel Virtual Media Center del Mondiale di Kitakyushu, GINNASTICANDO.it ha intercettato la formazione azzurra al completo subito dopo la gara di qualifica di stamattina. Nicola Bartolini, Marco Lodadio, Thomas Grasso, Carlo Macchini, Salvatore Maresca e Nicolò Mozzato hanno rilasciato le impressioni a caldo sulle loro prestazioni.
Questo in Giappone è un mondiale individuale, ma a giudicare dalle parole degli azzurri non sembra nemmeno. Ognuno di loro ha manifestato quanto sia stato importante il sostegno dei compagni e di tutto lo staff, ognuno di loro ha gioito per i grandi risultati raggiunti ottenuti da tutta la delegazione maschile presente qui oggi. Un gruppo eterogeneo, composto da ginnasti olimpici e da ginnasti agli esordi, ma unito, compatto, forte e deciso a tornare a farsi valere in campo internazionale. Tutti con gli occhi diretti verso un solo obiettivo: la qualificazione per Parigi 2024.
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MARCO LODADIO
Marco, raccontaci le tue impressioni a caldo sulla gara.
Innanzitutto sono contentissimo per come si è presentata l’Italia oggi. Le emozioni state svariate perché conquistare tutte queste finali non era affatto scontato. Alcuni compagni di squadra, Salvatore [Maresca] e Tommy [Thomas Grasso ndr.], alla prima esperienza mondiale hanno raggiunto la finale, un obiettivo non da tutti! Poi abbiamo provato tutti una felicità enorme per la finale guadagnata da Carlo [Macchini] alla sbarra, finale che per l’Italia mancava da un po’. E non penso ci sia altro da aggiungere sulla performance che ha fatto volare Nicola [Bartolini] in finale al corpo libero. Sono stato contento di aver assistito a tutto questo.
Io in qualche modo sono soddisfatto della gara che ho fatto e del percorso che mi ha portato qui oggi. Non ero certo di partecipare a questi campionati del mondo ma sono qui, ho fatto il mio e sono anche soddisfatto di come è venuto fuori l’esercizio. Una finale agli anelli con due italiani non si vede dai tempi di Matteo Morandi e Andrea Coppolino e sarebbe veramente il massimo se entrassi [Marco al momento è prima riserva ndr]. Per il resto non posso aggiungere altro perché non ci sono parole per descrivere momenti di questo tipo.
Sarà stata una soddisfazione per la squadra, dopo la sofferta mancata qualifica Olimpica per Tokyo. E tu a Tokyo hai partecipato quest’estate, ma sei tornato comunque in Giappone pochi mesi dopo per i Mondiali. Quanto è stato difficile per te mantenere la concentrazione e gli allenamenti dopo le Olimpiadi?
Abbastanza. Non è stato semplice più che altro perché le energie, anche psicologiche, venivano meno. Il periodo di preparazione a Tokyo è stato lungo, difficile e anche con tantissimi alti e bassi. Anche se sono stato indeciso fino all’ultimo, due mesi fa ho deciso di continuare questo percorso che mi avrebbe riportato in Giappone. C’è da dire che quando si affrontano queste competizioni c’è molta aspettativa da parte di noi atleti. Ci tieni comunque a far bene, a eseguire il tuo esercizio in maniera accurata e questo ti porta via tantissime energie. Infatti sono veramente stanco per l’anno che ho trascorso, ma non lo rimpiango. L’allenamento, il rientrare in competizione, l’esserci nonostante tutto e mettersi in competizione sono le cose più importanti per questo sport. E sono contento non solo del mio percorso, ma anche di quello della squadra. Credo che una squadra di questo tipo, che porta quattro finali (e una potenziale quinta), si descriva da sola, per cui voglio fare i complimenti ai miei compagni, ma – nonostante tutto – anche a me stesso!
Hai parlato molto di squadra. Per Parigi 2024 hai intenzione di prepararti come specialista o di preparare qualche altro attrezzo?
Credo che tornerò a mettermi a disposizione su tre o quattro attrezzi, come ho fatto per Stoccarda 2019. Mi metterò a disposizione della direzione tecnica, valutando quali sono le migliori possibilità per me e per tutti, per rendere la squadra competitiva e centrare quello che l’ultima volta è mancato [la qualifica olimpica ndr.]. Per cui ci prepareremo a dovere per i prossimi due anni. L’Italia si è fatta vedere adesso, si è fatta vedere in altre occasioni e merita di rientrare tra le grandi. Magari proveremo a trovare anche un amuleto contro la sfortuna perché l’ultima volta si è trattato anche di quello, di sfortuna.
THOMAS GRASSOIntervista a cura di Anna Maria Palaia
Ciao Thomas intanto complimenti! Raccontaci qualcosa sulla tua gara.
Questo è il mio primo campionato del mondo e sono molto emozionato. Al volteggio ho fatto bene i due salti per cui ho lavorato tanto. Ho cercato di concentrarmi solo su quello e sono arrivato quinto con una suddivisione ancora da svolgersi. Sono proprio soddisfatto.
Cambierai qualcosa in finale?
No. Chiaramente a un attrezzo come il volteggio non si può cambiare nulla, i salti sono quelli e mi riescono bene. Cercherò solo di essere più concentrato e a stoppare un po’ meglio gli arrivi.
Dall’esterno abbiamo visto un vero e proprio gruppo, dicci un po’ com’è l’atmosfera all’interno della squadra?
Allora diciamo che io sono il nuovo arrivato, ma i ragazzi mi hanno accolto da subito con affetto e calore già dal collegiale di Milano, dove li ho incontrati per la prima volta. Gareggiare con due veterani come Lodadio e Bartolini mi fa emozionare, perché prima di conoscerli di persona per me erano dei miti. Quindi un’emozione grandissima. Comunque ho instaurato un bellissimo rapporto con tutti quanti!
NICOLÒ MOZZATO
Sei partito un po’ in sordina a cavallo poi ti sei ripreso alla grande. Quali sono le tue dichiarazioni a caldo sulla tua gara?
Parto già col dire che non sono soddisfatto della mia gara. Mi sentivo pronto fisicamente e mentalmente, ma purtroppo non è andata come volevo. Questa è stata la mia prima gara internazionale dopo l’operazione alla spalla, quindi è già tanto se sono riuscito ad arrivare fino a qui.
Anche il fatto che abbiate subito un ritardo può avere influito sulla vostra prestazione di oggi?
Esatto, sicuramente queste due ore hanno influito parecchio, ma devo dire che ero giù anche un po’ di testa e non me lo aspettavo. Però va bene, la ginnastica è anche questa, ci sono alti e bassi.
Sei stato fermo molto tempo, ma sei rientrato agli Assoluti col botto, co-vincendo il titolo di Campione Nazionale al Corpo Libero insieme a Nicola Bartolini. Vorrei chiederti le differenze tra la prima gara di rientro in Italia e questa qui, che è il tuo rientro internazionale.
Sicuramente gareggiare all’estero cambia totalmente prospettiva. Anche perché si tratta di un campionato del mondo, la gara è molto più agguerrita e il confronto è molto più ampio. È stato bello gareggiare in un palazzetto così grande e anche tornare ad avere un po’ di pubblico.
SALVATORE MARESCAIntervista a cura di Anna Maria Palaia
Ciao Salvatore! Innanzitutto complimenti per la gara. A caldo, dacci un commento su come pensi sia andata.
Ciao Italia! Non so proprio da dove iniziare perché questo è il mio primo campionato del mondo e non riesco davvero a descrivere tutte le emozioni che ho provato. Abbiamo appena finito di vedere il corpo libero di Nicola e ho ancora i brividi, credetemi non riesco a parlare. Siamo una squadra meravigliosa e tutto questo è magnifico. Per quanto riguarda la mia gara, ero molto concentrato e deciso a giocarmela bene e sono ovviamente contento di com’è andata. Adesso in finale cercherò di dare il massimo.
Abbiamo appreso oggi che il ritardo della suddivisione era dovuto ad un caso di positività al Covid-19 all’interno del turno precedente. Avete paura della situazione?
Credetemi se vi dico che in questo momento non ci spaventa proprio niente! A parte tutto, qui siamo super controllati, evitiamo al massimo gli spostamenti e non facciamo nulla di particolare, quindi siamo abbastanza tranquilli. Stiamo tra di noi e questo ci basta.
Sei contento di gareggiare agli anelli insieme a Marco Lodadio?
Marco è il mio mito, il mio migliore amico, un fratello maggiore . Se sono qui è anche grazie a lui, che per me è stata una guida fondamentale. Oltre questo è un grandissimo atleta, e gareggiare con lui per me non può essere altro che d’ispirazione. Credetemi se vi dico che io e lui siamo come gemelli. Avete presente Asia e Alice D’Amato, le gemelline della femminile? Ecco io e lui siamo la stessa cosa. Ripeto per me questo significa veramente tutto, non potrei essere più grato di così.
CARLO MACCHINI
Ciao Carlo! Allora, dichiarazioni a caldo sulla giornata di oggi?
Beh, ho la mente un po’ troppo affollata per riuscire a dire qualcosa di sensato. Diciamo che l’Italia sta tornando, l’Italia c’è e lo stiamo dimostrando gara dopo gara. Penso che questa sia l’ennesima conferma del nostro buon lavoro, la “disfatta” di Stoccarda è stata un punto di partenza per ricominciare a tornare in pista come si deve, come l’Italia sa fare. Oggi siamo stati dei leoni in un’arena che ci vedeva protagonisti e non delle pecorelle che venivano qua a capire che cosa si stesse facendo.
Siete un gruppo eterogenea, c’è chi ha già fatto esperienze internazionali e chi è agli esordi. Dalla sala stampa si sentivano le vostre urla per sostenervi l’un l’altro durante gli esercizi. Com’è stato vivere questo spirito di squadra?
Secondo me diciamo che l’Italia sta tornando a essere se stessa proprio perché sta diventando proprio una squadra. Non importa che sia sempre la stessa squadra o ci sia gente nuova, stiamo cominciando ad essere una squadra in ogni caso, quest’insieme di ragazzi sempre più grande. Come hai detto tu, c’è Thomas che è all’esordio, al primo mondiale, Nicolò al secondo, io al terzo, Salvatore al primo, ma è una squadra che ha anche Marco Lodadio che ha diverse partecipazioni europee, mondiali e olimpica, come ben sappiamo. Comunque siamo molto uniti fra di noi e ci sosteniamo in un modo omogeneo. A mio parere siamo un bellissimo gruppo e questo ci dà un valore aggiunto.
Parliamo un attimo del tuo attrezzo, la sbarra. Quali tra i tuoi avversari “temi” di più?
L’unico avversario a cui devo stare veramente attento è Carlo Macchini. Il mio obiettivo per questi giorni è quello di tirare fuori il meglio di me. Gli avversari sono i migliori sbarristi del mondo quindi, di che stiamo parlando? [sorride, ndr]. Se la classifica dovesse rimanere così, per me sarebbe un grande onore poter gareggiare in una finale mondiale contro sua maestà Kohei Uchimura e anche Daiki Hashimoto, i due campioni olimpici, ma ce ne sono molti altri di tutto rispetto. Sono veramente emozionato, ma anche orgoglioso del lavoro che è stato fatto da me e dalla mia squadra. Per squadra intendo non soltanto i ragazzi presenti qui oggi, ma anche il mio allenatore, la mia famiglia, i miei amici, tutti coloro che mi seguono a livello fiosioterapico, di nutrizione, psicologico. È un lavoro che abbiamo fatto tutto insieme.
In vista di Parigi 2024, hai intenzione di lavorare come specialista o vorresti prepararti su più attrezzi per far parte della squadra?
Ho già mandato la letterina a Babbo Natale [ride, ndr] per chiedergli se posso riuscire a ricominciare almeno su cavallo e parallele. Questo sarebbe il mio grandissimo obiettivo, ovviamente far parte della squadra qualificante per il mondiale sarebbe bellissimo. Ci sarebbe anche la seconda chance, che è quella del percorso da specialista, se non dovessi riuscire a tornare bene sugli altri due attrezzi. Ho dovuto smettere per problemi al gomito e alla schiena, ma spero tanto di poterli riprendere ed essere in grado di far parte della squadra. È ovvio che potrei anche puntare a un percorso da specialista, però questo lo vedremo più avanti.
NICOLA BARTOLINI Intervista a cura di Anna Maria Palaia
Buongiorno Nicola, complimenti per la gara e grazie di essere qui!
Tranquilla, ero di passaggio [ride, ndr].
Parlaci della tua gara, abbiamo appena finito di vedere il tuo esercizio al corpo libero e la redazione non si è ancora ripresa.
La mia gara è iniziata al cavallo e al volteggio. Ho usato questi due attrezzi sono ed esclusivamente come riscaldamento prima del corpo libero al quale puntavo a dare il massimo. Cavallo era la cosa che mi preoccupava maggiormente perché di solito per la tensione lo sbaglio, invece l’esercizio è andato molto bene. I salti al volteggio idem, penso di averli stoppati perfettamente e mi va bene così, li conoscevo molto bene, ma il mio obbiettivo non era la finale all’attrezzo. Per cui sono arrivato al corpo libero molto carico e concentrato. So di avere stoppato più o meno tutti gli arrivi però devo riguardarmi bene. Non ho capito più nulla. Penso di essermi anche messo a gridare “non ci credo” o cose del genere.
Ora testa solo alla finale!
Quindi perché non hai fatto All-Around?
Ho deciso di fare solo questi tre attrezzi per dedicarmi bene al corpo libero. Io comunque sto allenando sempre tutto, e anche prima di partire qui facevo il giro completo. Ho ritenuto che per questa gara fosse meglio concentrarmi su quest’attrezzo, ma nelle prossime competizioni tornerò sicuramente a fare tutti gli attrezzi.
Come ti senti qui al Mondiale di Kitakyushu rispetto agli Europei dove hai vinto il bronzo al Corpo Libero?
Sono situazioni completamente diverse, sia a livello di gara in sé, sia di struttura della competizione. A Basilea il mio obbiettivo era la finale. Ho avuto la medaglia e sono contento ma non pensavo a nient’altro. Qui sono molto focalizzato a fare bene l’esercizio, poi vedremo cosa succederà in finale. Poi la differenza sta anche nel palazzetto: qui inizia – se pur poco – a esserci davvero pubblico e l’emozione si fa sentire. Comunque sono indubbiamente due esperienze diverse e importantissime. Sono contento di essere qui.