L’Ariake Gymnastics Centre quest’oggi è stato teatro di un’Artistica a dir poco stupefacente. In un triello che non ha lasciato spazio alcuno alle squadre avversarie, le tre teste di serie della Maschile, ROC, Giappone e Cina, si sono date battaglia sul campo gara fino all’ultima rotazione. Il pubblico, anche se solo virtuale, ha potuto assistere a uno spettacolo unico, combinazione di altissimo livello tecnico e precisione quasi chirurgica.
A spuntarla, per appena un decimo e tre millesimi (0.103), è il Comitato Olimpico Russo, che strappa dal collo dei padroni di casa – e campioni olimpici uscenti – una medaglia d’oro di portata storica. Era da Atlanta 1996 che la Russia non eguagliava questo risultato, come ha ricordato Denis Abliazin ai microfoni della Federazione Internazionale. Il russo sulla medaglia d’oro ha detto: “Per ottenere questa vittoria abbiamo dovuto aspettare a lungo, infatti dall’ultima volta sono passati 25 anni. Non si può descrivere a parole l’emozione di questo momento. Siamo sopraffatti dalle emozioni, ma soprattutto siamo felici.”
Una sconfitta non troppo amara per la giovane squadra del Giappone, commentata così da Daiki Hashimoto: “Siamo stati capaci di raggiungere un risultato che parla da solo. Non si tratta tanto del colore della medaglia in sé, ma del fatto che siamo stati capaci di eseguire un’intera gara al meglio delle nostre potenzialità.”
Un po’ di rimpianti per la Cina, invece, che, dopo una qualifica spaziale, non riesce a replicare l’impresa di avanzare sul podio. Sun Wei ha detto: “Tutto ciò che abbiamo fatto è stato allenarci, mangiare e dormire, e si può dire che abbiamo fatto di tutto per prenderci l’oro. Rimpiangiamo solo come abbiamo eseguito alcuni esercizi in questa gara, ma come squadra siamo fieri del lavoro svolto insieme.”
LA GARA
La finale è iniziata molto bene per il Giappone, che ha concluso la prima rotazione al corpo libero conducendo in classifica, grazie agli esercizi controllati e precisi di Takeru Kitazono, Daiki Hashimoto (entrambi 14.600) e Wataru Tanigawa (14.500). La Cina in questa fase commette l’unico, fatale errore della sua gara proprio nell’avvio di gara, con la caduta di Chaopan Lin al corpo libero.
Intanto i ginnasti russi si difendono bene al cavallo con maniglie, dove David Belyavskiy ottiene un buon 14.841 e Nikita Nagornyy un 14.466.
La Cina cerca, poi, di riprendersi al cavallo, dove Wei Sun piazza un importante 15.000 e Jingyuan Zou un 14.800, ma i russi agli anelli si sbizzarriscono: Abliazin piazza una bomba da 15.033, Nagornyy 14.700 e Artur Dalaloyan non è da meno con il suo 14.666.
È a partire dalla terza rotazione che i russi ingranano la marcia. Al volteggio piantano perfettamente a terra due salti su tre, quelli di Nagorny (14.966) e Dalaloyan (14.933). La Cina, invece, recupera terreno sul Giappone, che agli anelli non riesce a tenere il livello delle due contendenti. Il 15.000 di Zou è efficace contro i nipponici, ma non può nulla contro l’altissimo livello di precisione dei russi, e il divario – anche se minimo – tra Cina e il ROC resta invariato.
Il Giappone al volteggio tenta di difendersi, ma il 15.233 di Tanigawa non può nulla contro la rotazione mostruosa dei russi alle parallele pari. Comincia l’opera Nagornyy (15.166) e Beliavsky la conclude con 15.333.

Una lotta all’ultimo sangue prosegue nella quinta rotazione, dove i russi sono chiamati a contenere a un attrezzo non particolarmente congeniale: la sbarra. Cedono, infatti, un po’ di terreno ai cinesi, che alle parallele pari tentano di avvicinarsi alla vetta con il 15.466 di Zou e il 14.933 di Xiao Ruoteng. Il Giappone, nonostante due esercizi da 15.000 di Taketu Kitazono e Kazuma Kaya, si affaccia all’ultima rotazione al terzo posto parziale, dopo Cina e ROC.
Ma la squadra Giapponese non ha affatto intenzione di mollare e affronta la sbarra con carattere, mentre il ROC si dimostra falloso nei primi due esercizi al quadrato. La pedana del corpo libero in queste Olimpiadi si è rivelata fin troppo elastica, e molti atleti non sono riusciti a gestire le spinte generate da questo attrezzo. Abliazyn esce di pedana con entrambi i piedi e così pure Dalaloyan, cosa che ha fatto perdere 6 decimi al ROC. Nel frattempo Hashimoto, utlimo giapponese a salire sull’attrezzo, pennella una sbarra da 15.100. Sarebbe dunque bastato che Nikita Nagornyy uscisse fuori di pedana con due piedi per ribaltare le sorti del risultato della finale. Il russo, però, ha piantato al suolo quasi tutti gli arrivi e ha mandato gli spettatori del suo esercizio in visibilio. Pur non sfoggiando il triplo carpio – che ha targato col suo nome agli Europei di Basilea – Nagornyy in diagonale corta cambia il salto all’ultimo minuto, inserendo un triplo avvitamento anziché il doppio.
14.666 è il suo punteggio, che basta per mantenere la vetta e riportare la medaglia nelle mani dei russi dopo 25 anni di assenza.
