È prassi ormai nota e molto diffusa nel nostro campionato di Serie A, l’utilizzo del ginnasta straniero, ovvero di un ginnasta che solo per un lasso di tempo limitato, gareggia per una società che milita nella massima divisione ginnica.
Come ben sappiamo, ci sono delle norme ben precise dei regolamenti federali, che si occupano del tesseramento provvisorio (o meglio il prestito) di questi atleti che non risiedono nel territorio italiano.
Queste norme limitano, ovviamente, la quantità di attrezzi che il prestito estero può eseguire in una competizione.
Per tutti noi che viviamo di ginnastica, che la pratichiamo e che siamo gli “addetti ai lavori”, tutto ciò è normale, ovvero non è strano leggere che Angelina Melnikova dalla Russia oppure Nestor Abad dalla Spagna gareggeranno per una società italiana nel campionato di Serie A…

Ma vi siete mai chiesti come e quando tutto iniziò?
Per capire come tutto ebbe inizio, bisogna fare un piccolo giro nella storia politica europea degli anni ’90… Sembra strano, ma è così! Infatti, fu proprio grazie o a causa della fine del blocco sovietico nel 1991, che cominciò un esodo di massa di ginnasti dell’est famosi o meno famosi, in tutta l’Europa dell’ovest (anche verso soprattutto gli Stati Uniti).
Proprio dopo le Olimpiadi di Barcellona 1992, infatti, cominciarono ad emigrare verso l’ovest, tutti i membri dell’ultima grande squadra dell’ex URSS, che per la kermesse Olimpica, gareggiò per l’ultima volta unita sotto l’egida della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).
Fu così che i primi ginnasti famosi emigrarono in Francia come i russi Valentin Moguilny e Dimitry Karbanenko, in Germania come il grande Uzbeko Valery Belenky, l’immenso russo Sergey Kharkov o il favoloso Romeno Marius Toba (padre del tedesco Andreas Toba) …
La lista è lunga…. L’Italia fu, per un certo periodo, una sorta di passaggio che avrebbe portato i campioni europei più blasonati, verso il nuovo continente.
Timidamente, cominciarono a vedersi in gara nella nostra Serie A, i grandi protagonisti della scena ginnica Europea (ma anche mondiale), come i Bulgari Kalofer Hristozov e Stojan Todorov, ma anche l’ungherese Zoltan Supola (che per anni, alla fine della carriera, ha fatto parte del Cirque du Soleil).


Questi erano i più noti, ma c’era una buona quantità di ginnasti ucraini e russi, che non erano famosi per il semplice fatto che non erano titolari nella loro squadra nazionale e che per questo motivo, cercavano spasmodicamente di raggiungere qualche società di Serie A per potersi trasferire da noi.
Anche in questo caso, bisogna prendere in considerazione il contesto storico: nei paesi dell’est, prima degli anni ’90, essere parte della squadra nazionale, dava dei privilegi che pochi avevano:
- Uno stipendio
- Studiare dalle superiori alla laurea in maestro dello sport
- La possibilità di viaggiare
Quindi, con la caduta dell’URSS, tutto ciò vennemeno e sconvolse la vita di tanti atleti, soprattutto delle “riserve” che avevano ancora meno di quel poco che i grandi titolari (famosi) avevano.
Sono state soprattutto queste anonime riserve Ucraine, Russe, Bielorusse, Romene, Bulgare, ecc. che hanno dato inizio a tutto.
Ricordo personalmente che durante la finale nazionale di specialità nel 1993 a Fano (il sottoscritto era in finale a due attrezz), conobbi l’ucraino Jury Grabov (una vera bomba, riserva della nazionale Ucraina dietro i grandi Igor Korobchinsky e Grigori Misutin…una riserva che al corpo libero era in grado di fare il “Liukin” …).
Yuri era in forza all’Alma Juventus Fano, e proprio lui mi disse che si trovava lì da gennaio e che avrebbe concluso l’anno agonistico per poi tornare in Ucraina (…In verità fu preso subito al Cirque du Soleil).
Innanzi tutto, negli anni ’90, il “prestito” di un ginnasta come lo intendiamo noi, non esisteva, o meglio, esisteva una sorta di tesseramento per gli atleti stranieri che avrebbero gareggiato nella nostra massima serie, quindi lo straniero che arrivava da noi, restava almeno 3 mesi soprattutto perché ancora non esistevano le compagnie aeree low cost che consentono oggi anche di poter fare avanti e indietro dal proprio paese d’origine.
Si può affermare quindi, che l’arrivo di questi atleti, alzò molto il livello tecnico della nostra Serie A, che
all’epoca vedeva la Virtus Gallarate, che comunque poteva permettersi di non tesserare atleti stranieri data la caratura tecnica dei suoi ginnasti, primeggiare su tutte le squadre GAM (vincendo ben 12 scudetti) tra il 1986 e il 1999.
Ma per tante altre società, la presenza di un atleta straniero che potesse trascinare la squadra e alzare il livello tecnico, era molto importante.
Così arrivarono i vari Rustam Malikov (Russia) a Cagliari,i già citati Yuri Grabov a Fano, Kalofer Hristozov a Novara (nei primi anni ’90),ancora Zoltan Supola a Novara (nel 1994-1995), Stojan Todorov a Chiavari (passando per Roma e Montevarchi nel corso degli anni), Alexander Gregoriev a Busto Arsizio, Alexander Fedorov (Bielorussia) a Vercelli, Aljaz Pegan (Slovenia) a Trieste.


Kalofer Hristozov


L’arrivo degli atleti stranieri contribuì ad allargare le vedute delle società ginnastiche, che fino ad allora non avevano pensato ad un ampiamento delle proprie squadre con l’utilizzo di atleti non italiani.
Non tutti i dirigenti delle varie società, infatti, erano d’accordo con questa nuova mentalità che alcuni definivano troppo simile a quella calcistica, ma a poco a poco tutti si dovettero ricredere, anche perché noi italiani, già negli anni ’80, abbiamo avuto un illustre precedente che partecipò alla massima serie ginnica tedesca: il nostro Diego Lazzarich, infatti, gareggiò per una società teutonica (la squadra del grande Eberhard Gienger, la Heilbroon- Neckarsulm) per alcuni anni.
Tutto ciò diede il via anche all’arrivo di ginnaste straniere nella Serie A GAF nonché della Ritmica e il livello si alzò sempre più, fino ad arrivare a quello che ora abbiamo sotto gli occhi ogni volta che assistiamo ad una tappa della nostra Serie A.
Nel regolamento attuale, non si può avere più di un ginnasta straniero in squadra (non residente in Italia) e il ginnasta non può fare più di 3 attrezzi, ma chissà se in futuro le cose cambieranno… Forse, se la nostra Serie A si avvicinerà allo stile a stelle e strisce della NCAA, in cui la spettacolarità la fa da padrone e gli sponsors monopolizzano le dirette tv, gli stranieri potrebbero essere più di uno per squadra, oppure il ginnasta straniero potrà fare tutti gli attrezzi senza nessuna restrizione.
La domanda è: vogliamo mantenere lo status attuale oppure ci si vuole avvicinare allo stile americano?