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Mattia Tamiazzo come un treno in corsa

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Padovano classe ’86, ha fatto parte della Nazionale di Ginnastica Artistica Maschile per oltre un decennio, con partecipazioni a gare internazionale: Europei, Coppa del Mondo e Mondiali.

Si può essere un ottimo atleta ma non diventare mai un tecnico di spessore, come viceversa o entrambi, ma il percorso che porta all’insegnamento è molto più simile all’andare modale di un treno.

Valerij Ljukin, Klimenko, Liang Chow e gli azzurri Franceschetti, Centazzo, Bucci…e le italiana Ferrè, Servente, tanti sono i nomi di ex-atleti agonisti che hanno trovato all’altra parte della pedana la direzione naturale del loro percorso sportivo.

Oggi parliamo con Mattia Tamiazzo della sua vita dopo le competizioni, e del suo progetto Train Research.

Qual’è stato il momento in cui hai capito che la pedana non ti bastava più?

Finita la mia carriera da ginnasta nell’ottobre del 2016 ho deciso che prima di impegnarmi nel mondo del lavoro come allenatore, avrei dovuto lasciare tutto e partire per un viaggio: sette mesi in Sud America, nessuna meta precisa ed il solo scopo di ripulire la mente per dare spazio ad un mio nuovo futuro, dandomi così la possibilità di maturare quello che è oggi “Train Research”

Che cos’è esattamente Train Research?

Mi piace immaginare le persone come treni sui binari: la destinazione può essere chiara e diretta ma c’è bisogno anche di fermate che aiutino ad aver maggior consapevolezza di se stessi e del proprio corpo; rielaborando il movimento e la gestione degli schemi motori e prevedendo la stimolazione dell’equilibrio e la percezione dei nostri appoggi, si ha un immediato miglioramento in termini di tempo e velocità di analisi del sistema nervoso centrale, permettendo così di ottenere più risorse in un movimento corretto ed efficiente. 

Da cosa è nato questo progetto?

Mentre ero un ginnasta ho avuto la possibilità di collaborare con altre Federazioni, alcuni atleti della Nazionale di Wake board e della Nazionale di Rock and Roll acrobatico.

Dopo il viaggio ho pensato di spingermi verso nuove frontiere sportive collaborando nell’aerobica con Davide Donati e Michela Castoldi, con delle società di rugby e con ragazzi con disabilità intellettiva-relazionale. Grazie a ciò ho capito che se avessi approfondito lo studio della meccanica del movimento sarei stato in grado di creare e sostenere un mio protocollo, dove l’idea sarebbe stata quella di prendere quest’ultime e di mescolarle tra loro, o meglio, fonderle in un movimento unico chiamato “Treno in ricerca”.

Durante il mio primo workshop ‘Train Research’ avrei voluto piangere” Charlotte.

Prego

Quando mi è stata detta questa frase da una ballerina francese ho sorriso al pensiero di aver centrato l’obiettivo: all’interno delle mie classi lavoro in maniera graduale accompagnando i seminaristi fuori dalla loro comfort zone creandogli stress fisico e mentale perché solo così si otterranno gli strumenti giusti per fare un salto di qualità. Attraverso un problema, una difficoltà e quindi messi alle strette, siamo obbligati a creare delle soluzioni rapide e pratiche passando per la creatività di ogni singolo.

E’ quello che hai dovuto fare in passato su te stesso?

Nel 2013 durante i Campionati Assoluti mi sono infortunato al tendine d’achille; operato d’urgenza, i medici sono stati costretti a realizzare la prima protesi intera in Italia. Al mio risveglio la prognosi era tragica: avrei dovuto abbandonare la ginnastica con la probabilità di non poter più correre né saltare. Sarà forse perché sono un “inguaribile” testardo che due anni dopo indossavo nuovamente la maglia Azzurra inseguendo con la squadra il sogno olimpico di Rio. 

Non ho mai voluto ed avuto la presunzione di dare a chi mi segue una soluzione immediata, ma anzi, dare a tutti la possibilità di creare la propria. 

E la ginnastica?

La ginnastica è tutt’ora la mia passione, mi ha insegnato tanto ed arrivato al capolinea da atleta, ho preso un treno per un’altra corsa…

Hai da poco concluso l’iniziativa Azzurri per Padova, come vedi il futuro azzurro?

Siamo italiani, e lo stile e l’arte sono nel nostro patrimonio genetico. Troviamo il modo di cavarcela grazie a questo, e a maggior ragione chi è sportivo troverà delle soluzioni.

Così come sono sicuro che le società e le federazione troveranno la strada migliore per il loro patrimonio umano.

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Michele Forzinetti
Varese, Laurea in SM, Istruttore Federale e Ufficiale di Gara GAF - preparazione fisica e atletica con atleti di élite: aerobica, arrampicata, arti marziali, acrobatica. L I F E I S A B A L A N C E
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