Il mondo dello sport non è fatto solo di calcio.
Si sente spesso questa frase rimbalzare di bocca in bocca, pronunciata con amarezza da atleti delle più disparate discipline sportive. Ad oggi, però, si può affermare che sia stata compresa, non solo dai tifosi ma anche e soprattutto dai canali di comunicazione italiani?
In piena pandemia mondiale la salute viene prima di tutto, come il Presidente del Coni Giovanni Malagò continua a ripetere. È innegabile ammettere che se per una persona normale è difficile restare chiusa in casa per un mese e mezzo, per uno sportivo è quasi impensabile.
E in una nazione come l’Italia, dove il calcio ha una forte importanza socioculturale, è difficile dare la giusta attenzione anche a sport come la ginnastica, nei quali un atleta per emergere a livello mondiale lavora sodo nell’ombra per anni. Il sogno da inseguire è quello olimpico e per alcuni questo sogno è come un treno che transita in stazione e che una volta partito non ripasserà più.
Fermare per un mese e mezzo gli allenamenti di un ginnasta, o di qualunque altro atleta professionista che ha bisogno di grandi spazi e di attrezzi specifici impossibili da replicare in casa, ha conseguenze devastanti. Significa mettere un freno alla preparazione atletica ma significa anche dare spazio ai competitors di guadagnare terreno.
IL CASO FERRARI- Un esempio lampante può essere Vanessa Ferrari. La Federazione Internazionale di Ginnastica ha deciso di convalidare i risultati di qualifica della Coppa del Mondo di Baku, nonostante la finale non sia stata mai disputata. Vanessa, in qualifica seconda alle spalle di Lara Mori, avrebbe sicuramente aumentato le difficoltà in vista della finale ma ha dovuto accettare il risultato di una decisione indipendente dalle sue volontà. Per una ginnasta di 29 anni come lei, inoltre, è fondamentale avere uno stato di forma adeguato in base alla stagione che si andrà ad affrontare e il rinvio di un anno delle Olimpiadi non gioca esattamente a suo favore.
LA VOCE DELLA BILES- In campo internazionale anche Simone Biles si è espressa riguardo alla decisione di posticipare le Olimpiadi al 2021. Ai microfoni della NBC ha dichiarato di comprendere che la situazione di emergenza mondiale è la priorità ma che accettare che tutti i sacrifici fatti per essere in forma questo luglio sono andati in fumo sia stato comunque molto difficile. Tra le altre cose l’atleta ha affermato:
“Fisicamente non ho alcun dubbio che i miei allenatori possano rimettermi in forma ma la vera sfida sarà quella di reggere un altro anno a livello psicologico.”
L’impossibilità di allenarsi, vedere le Olimpiadi posticipate di un intero anno e sentire in televisione e sui giornali discussioni riguardanti quasi esclusivamente i campionati di calcio, ha generato in diversi atleti italiani di sport considerati minori un senso di fastidio non indifferente.
Si potrebbe discutere per ore sulle conseguenze che le decisioni prese, se pur giuste, avranno sul futuro degli atleti eppure nessuno lo ha fatto, se non a livello marginale. Così storie come quella di Simone o di Vanessa, e di altri atleti che hanno scritto la storia del proprio sport, in Italia continuano a rimanere nell’ombra. Dare voce ai loro punti di vista servirebbe a far sentire agli atleti appoggio e sostegno. E potrebbe anche far capire, ad appassionati e a chi di dovere, che ogni sport ha le proprie esigenze e necessità, che non sempre coincidono con quelle del calcio.